«RIFIUTI E BONIFICHE LA MAFIA È ANCHE QUI»

(La Provincia di Como, 4 dicembre 2017) – Intervista a cura di Michele Sada    –  Una delegazione della Commissione d’inchiesta sulle Ecomafie oggi sarà in Veneto e nella zona di Brescia, mentre domani si sposterà a Como per una serie di audizioni (sono stati convocati prefetto, presidente della Provincia, direttore dell’Agenzia delle dogane, rappresentanti della Cna e il comandante dei carabinieri del nucleo tutela ambiente). Da pochi giorni la commissione è presieduta dalla deputata comasca del PD Chiara Braga, già responsabile Ambiente del partito. Eletta anche con  i voti di una parte dei gruppi di opposizione, Braga è la prima donna a presiedere la commissione che si occupa delle attività illecite legate al ciclo dei rifiuti e di illeciti ambientali

Perché questa “missione” in Lombardia? E perché a Como?
Era stata programmata e deliberata tempo fa dall’ufficio di presidenza. Il primo obiettivo è un approfondimento sugli incendi
avvenuti in alcuni impianti di trattamento dei rifiuti in Veneto e Lombardia, il secondo è un focus dedicato ai traffici transfrontalieri di rifiuti sia su gomma che su ferro. Veniamo a Como perché si tratta di un luogo rilevante, per la vicinanza al
confine e la presenza del Centro doganale. Il nostro intervento non significa che ci sono necessariamente degli illeciti, esistono
anche problemi di carattere tecnico e giuridico legati alla gestione del flusso dei rifiuti e vanno affrontati.

Ma quali sono esattamente i poteri di questa Commissione?
Sono fissati dall’articolo 82 della Costituzione. Può indagare, acquisire elementi per conto del Parlamento, ma in un ambito
ben definito che è quello del ciclo dei rifiuti, la depurazione delle acque, le bonifiche, i traffici illeciti. Può effettuare sopralluoghi
e richiedere documenti, l’interessato è obbligato a fornirli e a presentarsi se viene convocato per un’audizione. Se non lo fa, intervengono i carabinieri, è già successo. L’Ufficio di presidenza, in cui sono rappresentati tutti i gruppi parlamentari, decide
su cosa indagare.

La commissione è bicamerale, cioè composta sia da senatori che da deputati, trenta in tutto. Perché questo
cambio al vertice?
Ne facevo già parte, ora sono stata eletta presidente, a maggioranza assoluta, per le dimissioni del collega Alessandro Bratti, nominato direttore dell’Ispra. La commissione si insedia all’inizio di ogni legislatura.

Di che cosa vi occupate esattamente?
Di solito gli approfondimenti sono su scala regionale, abbiamo concluso quelli su Sicilia, Liguria e Veneto, vanno chiusi quelli su Campania, Lazio e Toscana. Poi si affrontano casi particolari, come la situazione di Porto Marghera o la vicenda dei veleni dei Pfas nell’acqua in Veneto. E temi specifici, tra gli altri la gestione dei rifiuti radioattivi, lo stato delle bonifiche, gli incendi negli impianti, i traffici transfrontalieri. Tutte le relazioni, una volta concluse, sono pubbliche. In alcuni casi vengono portate in Aula, discusse, e chiuse con una risoluzione.

Anche sulla base del vostro lavoro può intervenire la magistratura, quindi?                                                                     Ci sono interlocuzioni con le Procure e le forze di polizia. Noi portiamo alla luce delle situazioni. A volte è il Governo a muoversi
per risolvere le criticità segnalate. Si è mosso ad esempio per un deposito di rifiuti radioattivi in Puglia, è stato nominato un commissario e verranno smaltiti correttamente.

Rifiuti e bonifiche fanno gola alle mafie.
Sì, la commissione in vent’anni di attività ha fatto emergere che nei settori dell’ambiente, delle bonifiche e della gestione dei
rifiuti la criminalità organizzata ha messo le mani. Fa business, ricicla denaro, commette reati ambientali. Non è solo la Terra
dei fuochi, non sono solo le regioni del sud. La criminalità è anche qui, al nord, in Lombardia, nel traffico illecito di terre e rocce da scavo. Si è invertito il trend, non è il nord che porta i rifiuti al sud, le ecomafie si infiltrano direttamente qui ed è un
fenomeno molto preoccupante.

Sono settori che muovono moltissimo denaro.
Solo per le bonifiche dei siti industriali dismessi servirebbero investimenti per 40 miliardi.

Dalle nostre parti ha fatto scalpore il caso della Perego Strade: la commissione se ne è occupata?
Sì, nella scorsa legislatura, durante l’indagine sulla Lombardia.

C’è stata anche un’evoluzione nelle normative su questi temi, perché sono novità importanti?
Abbiamo posto le condizioni per far nascere la legge sugli ecoreati, poi varata nel 2015, legge che prevede pene detentive molto pesanti per reati come disastro ambientale, inquinamento ambientale, omessa bonifica e altri.

Share Button
L’INTERVISTA CHIARA BRAGA, deputata del PD guida la Commissione d’inchiesta sulle Ecomafie, che domani sarà a Como