Sulla questione del disegno di legge sull’acqua, discusso in questi giorni in Commissione Ambiente, abbiamo letto e sentito molte cose. Qui provo a fare chiarezza e a dire come stanno le cose.
Nessun tradimento del referendum del 2011, che – lo ricordo – cancellava l’obbligo della privatizzazione della gestione del servizio idrico e la remunerazione del capitale a carico della tariffa, ma non prevedeva in alcun modo l’obbligo di ripubblicizzazione del servizio. Come PD abbiamo lavorato su una proposta di legge che era stata presentata prima di alcuni successivi interventi normativi (es. Sblocca Italia) e della direttiva europea del 2014 che ha chiarito la natura del servizio idrico. Con i nostri emendamenti abbiamo rafforzato il diritto all’acqua potabile come un diritto umano essenziale, precisando che la risorsa idrica deve essere salvaguardata e tutelata secondo criteri di efficienza, responsabilità e sostenibilità, oltre che di solidarietà.

Grazie agli emendamenti del gruppo PD abbiamo introdotto strumenti di tutela delle fasce sociali più deboli, garantendo a tutti i cittadini il diritto all’acqua: abbiamo fissato un quantitativo minimo vitale giornaliero di acqua potabile per persona, prevedendo che l’erogazione dei primi 50 litri sia gratuita e garantita anche in caso di morosità, garantendo il recupero dei minori introiti agendo sulla tariffa a partire dal consumo eccedente i 50 litri, secondo un criterio di progressività e di incentivazione al risparmio della risorsa idrica.
Si è affidato all’Autorità la definizione di criteri e modalità di individuazione dei soggetti a cui i gestori non possono sospendere l’erogazione dell’acqua per morosità, sulla base dell’ISEE.

Abbiamo introdotto misure per garantire la trasparenza della bolletta del servizio idrico integrato, evidenziando i dati relativi agli investimenti sulle reti per acquedotto, fognatura e depurazione unitamente alle relative spese, i dati sul livello di copertura dei citati settori, i parametri di qualità dell’acqua e la percentuale media complessiva delle perdite idriche nelle reti e il compito di individuare misure per favorire la diffusione della tele-lettura, al fine di favorire il controllo dei consumi e la verifica del diritto all’erogazione del quantitativo minimo vitale e disposizioni per la creazione di una banca dati accessibile al pubblico sul servizio idrico integrato in linea con la strategia nazionale di open government e open data, che viene costituita dall’Autorità. Si prevede poi che i Comuni incentivano gli esercizi commerciali a servire ai clienti acqua potabile da rubinetto.

I soggetti gestori del servizio idrico integrato, di qualunque natura essi siano, dovranno rendere pubbliche le informazioni e le analisi relative alla qualità delle acque ad uso umano, al monitoraggio delle perdite delle infrastrutture idriche e alle perfomance di gestione aziendale; gli enti locali dovranno adottare forme di democrazia partecipativa per le decisioni relative agli atti fondamentali di pianificazione e programmazione del servizio idrico integrato. Per favorire l’accesso all’acqua potabile da parte di tutti gli abitanti del pianeta abbiamo istituito un fondo nazionale di solidarietà internazionale presso il Ministero degli Esteri, da destinare a progetti di cooperazione in campo internazionale che promuovano l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, con particolare attenzione al sostegno e al coinvolgimento della cooperazione territoriale e delle comunità locali dei Paesi partner, finanziato con un prelievo in tariffa di 1 centesimo di euro per metro cubo di acqua erogata.

Sulle polemiche infondate di questi giorni ribadiamo che i nostri emendamenti non hanno in nessun modo tradito il mandato referendario del 2011; anzi, abbiamo evitato che a carico della fiscalità generale si facesse gravare il costo di oltre un miliardo di euro da riconoscere ai privati per interrompere le gestioni in corso, gettando il settore idrico in un caos senza senso. Le forme di affidamento del servizio idrico sono quelle previste dalle norme europee; ai Comuni, che costituiscono gli Enti di governo d’ambito, viene garantita la piena titolarità della scelta del modello di gestione (pubblico, misto pubblico-privato, privato). Abbiamo in più rafforzato l’attività di verifica da parte dell’ente di governo dell’ambito circa l’attuazione del piano d’ambito e una verifica complessiva dell’attività svolta dal gestore del servizio, almeno 24 mesi prima della scadenza della concessione.

Il PD in queste settimane ha lavorato seriamente per dare stabilità a questo settore e garantire davvero, al di là degli slogan, il diritto dei cittadini all’accesso all’acqua e ad un servizio idrico efficiente in tutto il Paese. Alla luce delle scelte di alcuni gruppi di opposizione che si sono sottratti al dibattito in Commissione valuteremo come procedere su questo disegno di legge, ma certamente non siamo disposti a cedere sotto i colpi della demagogia su un tema così sensibile per la qualità della vita dei cittadini.

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ACQUA, FACCIAMO CHIAREZZA
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