(Roma, 18 marzo 2021) – Era il 18 marzo del 2020. Esattamente un anno fa le bare di Bergamo su decine di camion dell’esercito, incolonnati in un silenzio spettrale, trasportavano i morti verso i forni crematori di altre città. Nel cimitero di Bergamo non c’era più posto. La Chiesa di Ognissanti all’interno del campo santo trasformata in un’enorme camera mortuaria con bare disposte lungo le navate in attesa di essere caricate sugli autocarri.
L’immagine scattata da un giovane assistente di volo di ventotto anni con il suo cellulare dal balcone di casa, diventa simbolo della tragedia del Covid-19 vissuta dal nostro Paese, il primo ad essere così duramente colpito dal virus dopo Wuhan, nella provincia cinese dello Hubei.
Ritratto di una notte che nessuno più potrà dimenticare, che di lì a poco si farà memoria collettiva, mentre lo sguardo ammutolito e compassionevole del mondo si posava sull’Italia, sulla Lombardia, su quelle bare.
Oggi la prima celebrazione della Giornata nazionale in memoria delle oltre 103mila vittime da coronavirus, un momento solenne di ricordo, raccoglimento e di commozione.
Per ricordare quel che non si può dimenticare; per cercare di tornare a rinascere, tornare a vivere con la consapevolezza di quanto accaduto negli occhi e nel cuore.