(Roma, 24 febbraio 2021) – Durante il lockdown le mafie non si sono fermate: hanno rimodulato le proprie attività per approfittare della situazione. La relazione del primo semestre 2020 della Direzione Investigativa Antimafia (Dia) al Parlamento descrive uno scenario in cui le organizzazioni malavitose, “a conferma di quanto previsto”, si sono mosse con una strategia tesa a “consolidare il controllo del territorio, ritenuto elemento fondamentale per la loro stessa sopravvivenza e condizione imprescindibile per qualsiasi strategia criminale di accumulo di ricchezza“. E così le “inedite” difficoltà che vive l’intero sistema produttivo del Paese sono “una grande opportunità per le organizzazioni criminali sempre rivolte ad ampliare i loro affari”.
“Le mafie – dice in un’intervista all’agenzia stampa LaPresse Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo – riescono ad adeguarsi a qualunque emergenza”. Una criminalità organizzata che dunque si trasforma di fronte all’emergenza sanitaria, con un calo di ciò che la Dia chiama “attività criminali di primo livello (traffico di droga, estorsioni, ricettazione, rapine), ma un aumento al Nord ed al Centro dei casi di riciclaggio e, al Sud, i casi di scambio elettorale politico-mafioso e di corruzione. Mentre rimane stabile l’usura, fattore sintomatico di una pressione “indiretta” comunque esercitata sul territorio.
La relazione scatta anche una fotografia delle tendenze che si riscontrano nelle diverse organizzazioni. La ‘ndrangheta, sempre leader dei grandi traffici di droga e saldamente proiettata in tutto il Nord, in Europa e in America, sta tuttavia perdendo la sua caratteristica struttura monolitica ed impermeabile a fenomeni come la collaborazione con la giustizia di affiliati e imprenditori e commercianti taglieggiati e costretti in precedenza all’omertà.
In Sicilia Cosa Nostra ha rivitalizzato i contatti con le famiglie d’oltreoceano, riammettendo nei suoi ranghi le nuove generazioni degli ‘scappati’ dalla guerra di mafia degli anni ’80 e sta beneficiando di scarcerazioni di anziani affiliati che hanno scontato lunghe pene detentive.
La camorra usa le sue ingenti risorse economiche per proporre “un intervento potenzialmente molto più rapido ed efficace rispetto a quello dello Stato, una sorta di welfare porta a porta, utile per accrescerne il consenso”. Si presentano come “organismo di sostegno economico-assistenziale – evidenzia Cafiero De Raho – E questo determina un successivo supporto nei loro confronti all’inerno di determinate aree e parti della popolazioni laddove esercitano attività economica”.
Una malavita che, in tutta Italia, continua a mostrare una “propensione per gli affari che passa attraverso una mimetizzazione attuata mediante il ‘volto pulito‘ di imprenditori e liberi professionisti attraverso i quali la mafia si presenta alla pubblica amministrazione adottando una modalità d’azione silente che non desta allarme sociale“.
LE MANI SU SANITA’ E GREEN ECONOMY
Il Covid è un dramma per milioni di italiani (e non solo), ma un affare per le mafie. I clan hanno trasformato la crisi pandemica da Covid-19 in “grande opportunità” di guadagno: rilevano aziende fallite per la pandemia, si infiltrano negli Enti locali, incamerano appalti, mettono le mani sul business della sanità e guardano con interesse ai progetti per la riconversione ‘green‘ dell’economia e ai fondi del Recovery plan.
È “oltremodo probabile”, rileva la Dia, che la criminalità organizzata “tenti di intercettare i nuovi canali di finanziamento che saranno posti a disposizione per la realizzazione e il potenziamento di grandi opere e infrastrutture, anche digitali la rete viaria, le opere di contenimento del rischio idro-geologico, le reti di collegamento telematico, le opere necessarie per una generale riconversione alla green economy“.
La portata del fenomeno la si comprende bene se si considera che, nonostante l’economia italiana abbia subito un rallentamento di circa il 10% del prodotto interno lordo, nel primo semestre del 2020 le segnalazioni per operazioni sospette sono aumentate del 30%. Un segnale che per il direttore della Dia, Maurizio Vallone, è “indicativo se si considera il blocco delle attività commerciali e produttive determinato dall’emergenza Covid della scorsa primavera”.
Quelli evidenziati, sono sì “di segnali embrionali che, però, impongono alle Istituzioni di tenere alta l’attenzione soprattutto sulle possibili infiltrazioni negli Enti locali e sulle ingenti risorse destinate al rilancio dell’economia del Paese”.
La disponibilità di liquidità delle cosche punta ad incrementare il consenso sociale anche attraverso forme di assistenzialismo a privati e imprese in difficoltà, con il rischio che le attività imprenditoriali medio-piccole “possano essere fagocitate nel medio tempo dalla criminalità, diventando strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti”.
Diventa pertanto fondamentale, si legge nella relazione, “intercettare i segnali con i quali le organizzazioni mafiose punteranno, da un lato, a ‘rilevare’ le imprese in difficoltà finanziaria, esercitando il welfare criminale ed avvalendosi dei capitali illecitamente conseguiti mediante i classici traffici illegali; dall’altro, a drenare le risorse che verranno stanziate per il rilancio del Paese”.