(Roma, 25 gennaio 2021) – Nel tardo pomeriggio di ieri sono intervenuta alla Camera nella discussione riguardante un tema molto rilevante: quello della individuazione di un Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco tecnologico nel nostro Paese, la cui realizzazione consentirà di dare appunto sistemazione definitiva ai rifiuti nucleari italiani.
La prima domanda a cui dobbiamo rispondere è perché si arriva a questa decisione. E’ infatti, doveroso sottolineare che questo passaggio è di grande importanza, perché rappresenta una scelta con cui si chiude definitivamente il passato del nucleare nel nostro Paese. Si vuole dare una soluzione definitiva a una condizione che interessa diversi territori del nostro Paese, ancora oggi caratterizzati, interessati dalla presenza di situazioni precarie di deposito di rifiuti nucleari e, in qualche caso, anche potenzialmente pericolose.
La Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi) è stata pubblicata dalla Sogin, l’ente preposto alla realizzazione del deposito del parco tecnologico, dopo il nulla osta dato, il 30 dicembre scorso, dal Ministero dello Sviluppo economico e dal Ministero dell’Ambiente.
La Cnapi è stata sottoposta a segretezza sulla base della normativa di riferimento per un motivo molto preciso, per impedire che l’eventuale divulgazione non autorizzata di informazioni possa causare un danno alla sicurezza della Repubblica.
La procedura che è stata adottata dalla Sogin prevede l’applicazione di quindici criteri di esclusione che consentono di scartare le aree che non soddisfano determinati requisiti di sicurezza per la tutela dell’uomo e dell’ambiente, e di tredici criteri di approfondimento che tengono invece conto delle caratteristiche fisiche, chimiche, naturalistiche e antropiche dei territori.
La Cnapi è una Carta che identifica le aree potenzialmente idonee. Il termine, questa sottolineatura “potenzialmente”, rimanda esattamente all’iter successivo che ne dovrà inevitabilmente seguire, previsto e disciplinato dalla normativa vigente. Infatti, la pubblicazione della Carta è un primo atto preliminare, che apre una procedura di consultazione pubblica, nei primi sessanta giorni, durante la quale tutti i soggetti portatori di interessi qualificati potranno rappresentare le loro osservazioni e proposte tecniche. Nei centoventi giorni successivi alla pubblicazione della Carta verrà avviato, Sogin avrà il compito di promuoverlo, il seminario nazionale a cui sono invitati a partecipare tutti i portatori d’interesse qualificati, ancora una volta stabiliti per legge: non solo gli enti locali, ma anche le rappresentanze degli interessi economici, le rappresentanze sindacali, le università, gli enti di ricerca espressione del territorio, che potranno appunto approfondire, in questo seminario, gli aspetti tecnici relativi al deposito nazionale e al parco tecnologico, la rispondenza delle aree potenzialmente identificate, ad oggi sessantasette in sette regioni, e anche una serie di aspetti che sono connessi alla sicurezza dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente e le potenzialità di sviluppo del territorio. Nei trenta giorni successivi al seminario, Sogin e il Ministero dello Sviluppo economico dovranno raccogliere le eventuali ulteriori osservazioni e redigere, negli ulteriori sessanta giorni, la Carta nazionale delle aree idonee. Un documento che non prevederà ancora una scelta definitiva, ma certamente andrà a identificare e a escludere alcune delle aree potenzialmente previste, rispetto alla quale le Regioni e gli enti locali potranno esprimere manifestazioni di interesse, volontarie e non vincolanti, per procedere con l’iter di localizzazione.
È bene ricordare che la procedura vigente prevede che anche qualora ci fossero manifestazioni di interesse queste possano essere riviste dai promotori e, in caso di assenza, nessuna decisione verrà imposta sul territorio. E’ infatti previsto un iter molto articolato e garantito di confronti, di trattative territoriali e di trattative tra i vari livelli istituzionali per giungere a una soluzione condivisa.
E’ importante puntualizzare come l’iter che porterà all’individuazione di questo sito non rappresenti la prassi normalmente utilizzata dal nostro Paese per la realizzazione di opere pubbliche. Per la rilevanza di opere di tale natura infatti, è prevista l’adozione di una procedura trasparente, aperta, di vero e proprio dibattito pubblico, che rappresenta, io credo, anche una sfida impegnativa e appassionante per il nostro Paese. Faccio rilevare ciò perché perché mi hanno stupito alcune sottolineature, alcune critiche ingenerose rispetto all’utilizzo di questa procedura, non solo perché non raccolgono lo stato dell’arte, ma soprattutto perché pronunciate da alcuni esponenti politici che nel recente passato, hanno, in qualche modo, auspicato la rapida realizzazione di opere pubbliche, sacrificando i passaggi di condivisione e di concertazione territoriale.
La realizzazione del Deposito e del Parco tecnologico credo che risponda in maniera molto precisa anche a un interesse nazionale. Dico ciò anche sulla base di alcune conoscenze che io ed altri colleghi abbiamo acquisito in questi anni grazie al lavoro parlamentare. È capitato molto spesso alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie di incrociare, durante la propria attività, delle situazioni precarie rispetto alla presenza di depositi di rifiuti radioattivi, rifiuti che derivano da un passato del nostro Paese, ma anche da un’attività che continua ad esserci, ed è giusto che ci sia, ad esempio nel campo della medicina nucleare, dell’industria, della ricerca applicata. Destinazioni – penso al deposito a Statte, al deposito Cemerad – che in effetti rappresentano un serio problema per il territorio.
Il deposito consentirà di creare un’area sicura, tecnologicamente avanzata per dare sistemazione definitiva a un quantitativo preesistente, ma anche della realizzazione prossima di rifiuti radioattivi a bassa e media attività e di stoccare temporaneamente rifiuti ad alta attività, collocati definitivamente in un deposito geologicamente sicuro, la cui realizzazione avverrà a livello europeo.
Questa è la discussione che è in corso e a cui il nostro Paese, attraverso i Ministeri competenti, sta partecipando.
Credo che sia una soluzione di grande responsabilità nei confronti dei territori che oggi vivono delle situazioni non di totale sicurezza o razionalità nella gestione di questi rifiuti. È anche una opportunità di dare una soluzione definitiva tale da farci acquisire una maggiore credibilità a livello europeo. Non dimentichiamoci che, oltre al fatto di essere stati sottoposti ad un rischio di procedura di infrazione, oggi dipendiamo ancora da altri Paesi europei, che ospitano, non a titolo gratuito, ma dietro un pagamento significativo di costi di stoccaggio a carico della fiscalità generale, una parte dei nostri rifiuti nucleari.
Concludo sottolineando alcuni aspetti come per il PD sia fondamentale sostenere convintamente la scelta del Governo. Crediamo nella doverosa assunzione di responsabilità fatta nei confronti del Paese; la realizzazione di un approccio reale che crediamo debba caratterizzare questo Governo. Non si nascondono e non si risolvono i problemi non affrontandoli, li si risolvono provando ad accompagnare i processi, anche se complessi.
Per questo motivo, crediamo che anche dalla discussione di oggi emergano degli elementi importanti: ad esempio, la possibilità di presentare, come il PD farà, un emendamento al “decreto Milleproroghe” per prevedere un allungamento dei termini per le osservazioni e di accompagnare i prossimi passaggi per la realizzazione di questo importante investimento.