(Milano, 10 giugno 2020) – In Lombardia si assiste oggi ad un “primo” vero “scossone”: è saltato il direttore generale dell’assessorato alla Sanità, sostituito. Di certo non basta un nuovo nome per curare quello che non va nella sanità lombarda. Non basta rimpiazzare dirigenti, fare scambi di poltrone per sopperire alle mancanze strutturali e di pensiero del modello sanitario lombardo rese evidenti dalla fallace gestione dell’emergenza pandemica da Covid-19 in Lombardia.
Le sfide certamente sono complesse.
🔴Prima tra tutte riorganizzare e potenziare in modo efficace la medicina territoriale, quella a più diretto contatto con i bisogni reali e la cura dei pazienti, dei cittadini nelle nostre comunità. In questo ambito occorre attualizzare il modello di funzionamento delle RSA, dove il coronavirus è dilagato mietendo e falcidiando la generazione che ha visto la guerra, quella grazie alla quale l’Italia è stata ricostruita, quella che ci ha regalato con fatica il benessere di cui in tanti ancora oggi godiamo; dove le scelte politiche di quelle scellerate delibere emanate dalla Giunta lombarda pesano come macigni. Proprio sulle Rsa, Regione Lombardia sembrerebbe aver fatto marcia indietro approvando ieri una delibera che in parte marca la differenza con il passato della recente fase 1 dell’emergenza epidemica. Una sorta di riconoscimento silenzioso e mesto degli errori fatti che tuttavia non cancellano le responsabilità politiche di Fontana e Gallera, così come le cicatrici lasciate in coloro che nelle case di riposo hanno perso genitori e parenti.
🔴Poi c’è la questione dei tamponi e dei test sierologici con la brutta pagina rivelata qualche giorno fa dalla trasmissione Report: la sentenza del Tar che annulla l’accordo perché illegittimo e senza gara, siglato tra il Policlinico San Matteo di Pavia e la multinazionale italiana Diarosin spa, la quale avrebbe tratto un profitto illegittimo sull’affidamento dei test sierologici. Per non parlare delle “ombre che lambiscono” la centrale acquisti lombarda emerse con la commessa di camici, prima acquistati e poi donati, affidata alla ditta controllata dal cognato e dalla moglie del presidente Fontana.
🔴E ancora l’Ospedale in Fiera Milano realizzato in tempi record, costato 21 milioni di euro di donazioni dei cittadini, fortemente voluto e presentato da Fontana come soluzione al sovraccarico delle terapie inensive degli ospedali in piena emergenza Coronavirus, e da alcuni giornio a pazienti zero.
🔴Ma c’è anche da riflettere sul rapporto tra sanità pubblica e sanità privata in Lombardia, su quale tipo di sistema e modello vogliamo per il futuro della Lombardia e non solo. Su come sia necessario rimettere la sanità pubblica all’attenzione della politica nazionale preservando, potenziando e valorizzando il servizio sanitario pubblico, equo e universalistico.
Temi fondamentali da mettere al centro di una riflessione seria sulla quale il Partito democratico a tutti i livelli è pronto a fare, come sempre, la sua parte.
Una cosa però mi sento di chiederla a Regione Lombardia: con così tanti morti, con le responsabilità politiche evidenti, con i dietrofront, le implicite ammissioni che lentamente maturano sotto traccia, con le ombre su tamponi, test e forniture varie non veniteci più a raccontare la favola che “rifareste tutto” o che tutto è andato per il meglio. Non ci credete più nemmeno voi.