
(Roma, 9 luglio 2025) – La destra della Presidente Meloni certifica di fatto l’abbandono anche delle aree montane.
Prima, qualche settimana fa, sotto i colpi del Governo sono finite le aree interne, per le quali il ministro Foti ha fatto mettere nero su bianco nel Psnai – Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne 2021-2027 che «un numero non trascurabile di aree interne si trova già in una fase compromessa e quindi non può porsi alcuna inversione di tendenza», segnando così la resa del Governo di fronte allo spopolamento, alla marginalizzazione e al declino delle numerose aree interne del nostro Paese.
Ora tocca alle zone montane. Ieri, infatti, alla Camera le forze di maggioranza hanno approvato, con modifiche, un disegno di legge per il riconoscimento e la promozione delle zone montane. Un provvedimento che, pur proclamando obiettivi condivisibili, si dimostra vuoto, senza risorse, del tutto inadeguato: privo di risorse reali, incapace di trasformare le dichiarazioni di principio in azioni concrete, senza una visione strategica capace di affrontare le vere sfide delle aree montane.
Un disegno di legge che complica perfino la definizione dei Comuni destinatari delle misure, adottando criteri di altitudine, pendenza e condizione socioeconomica che rischiano di generare iniquità e disomogeneità tra i territori già in squilibrio.
La montagna è parte essenziale dell’identità e della tenuta sociale, economica e ambientale del nostro Paese. Su quasi 8.000 Comuni italiani, 3.500 sono montani, abitati da oltre 7 milioni di persone. Parliamo di quasi metà del territorio nazionale.
Difendere le arre montane significa proteggere un patrimonio collettivo, contrastare il dissesto idrogeologico, tutelare le risorse idriche e garantire servizi essenziali alle comunità locali, come sanità e scuola. Eppure, questo provvedimento si limita a enunciare buoni propositi senza alcun impatto sulla realtà e sulla vita di chi la montagna la abita, senza offrire reali risposte alle criticità di coloro che le comunità montane le vivono e abitano ogni giorno.
Quale credibilità può avere questo provvedimento che proclama di voler garantire sanità e istruzione nelle aree montane, mentre taglia risorse proprio in questi settori? Nella manovra di Bilancio si cancellano 5.600 posti da docente e si alza il numero minimo di studenti per mantenere le scuole, mettendo a rischio il diritto all’istruzione di tante comunità. Si parla di rafforzare la sanità di montagna quando sulla sanità pubblica e universalistica siamo al punto più basso del rapporto tra PIL e investimenti, tra gli ultimi dei Paesi OCSE? A cui si aggiunge il fallimento del progetto di sanità territoriale, per il quale il Governo non si è mai speso, né ha saputo spendere i fondi del PNRR.
A questo si aggiunge un dato impietoso: mentre si annunciano 100 milioni lordi per la montagna, si sottraggono 4 miliardi ai Comuni italiani.
Questo provvedimento rappresenta un’altra occasione persa. L’ennesima da parte di un Governo che predica sostegno ma pratica abbandono.