(Roma, 29 ottobre 2024) – La sentenza del Tar che ha concesso al capannone di proprietà dell’associazione islamica canturina Assalam, di divenire luogo di culto, così come riconosciuto dall’Amministrazione comunale in carica nel 2016 è un segnale positivo che va nella direzione della libertà di culto e di preghiera di ciascuno, del diritto della comunità musulmana di Cantù di avere un luogo di culto per riunirsi a pregare, nel rispetto della legalità.
Confido si chiuda qui questo scontro legale e ideologico in atto da quasi dieci anni, sistematicamente innescato dall’Amministrazione leghista di Cantù. Una contrapposizione che di certo non ha contribuito a generare un clima conciliante e di serenità laddove invece occorre dialogo, rispetto dei diritti e volontà di venirsi reciprocamente incontro, a maggior ragione alla luce di quest’ultima sentenza del Tar. Perseverare ancora nell’errore dello scontro, oltre che perdente risulterebbe un cieco accanimento discriminatorio.