(Roma, 27 giugno 2024) – Le parole che ieri ha usato in Aula Giorgia Meloni, alla vigilia del Consiglio europeo fissato per oggi e domani, hanno mostrato insofferenza e fastidio per essere stata, di fatto, esclusa da ogni trattativa vera in corso in queste ore in Europa sul futuro dei ruoli apicali delle istituzioni europee. Le sue parole trasmettevano un certo livore.
Credo che la Presidente del Consiglio Meloni debba porsi qualche domanda e riflettere sul modo in cui ha gestito i rapporti con le forze europee, sulle posizioni assunte nei mesi passati in Europa che l’hanno portata a isolarsi rispetto agli altri Paesi europei, guardando in faccia alla realtà.
Oggi in Europa c’è una maggioranza di forze chiaramente europeiste composta dalle tre famiglie PPE, PSE e Liberali. Non esiste quindi alcuna maggioranza possibile con i conservatori di ECR; questa è una condizione di partenza abbastanza definita e condivisa.
La questione sulla quale oggi si deciderà e che ho posto anche a Omnibus, la trasmissione televisiva di La7, è se Meloni vuole andare in Europa a rappresentare gli interessi dell’Italia o gli interessi del gruppo parlamentare europeo che lei stessa presiede in Europa, ovvero ECR.
Il nodo è questo: Meloni vuole essere parte attiva nel sostenere senza più ambiguità l’idea del progetto di integrazione europea, la continuità del lavoro europeo sin qui fatto, avere più coraggio sulle sfide globali da affrontare o vuole rappresentare gli interessi e l’insoddisfazione della sua famiglia politica di appartenenza a livello europeo in modo ambiguo e controverso come ha sempre fatto nel recente passato?
Questa è la vera domanda che occorre porsi avendo lo sguardo puntato prima di tutto sugli interessi dell’Italia e dell’Europa; una domanda che credo dovrebbero farsi anche le forze politiche della maggioranza come FI, che in Europa sono pienamente ingaggiate nell’accordo che si sta delineando in Europa.
Qui il mio intervento alla trasmissione ‘Omnibus’ su ‘La7’