(Roma, 25 novembre 2025) – La violenza di genere resta un fenomeno drammatico: ogni 10 minuti nel mondo una donna viene uccisa perché donna, spesso dopo una lunga escalation di abusi fisici, psicologici, sessuali ed economici. Molte vittime non vengono ascoltate o non ricevono protezione adeguata, e questo fallimento interroga istituzioni, leggi e società.

Negli anni sono stati fatti passi avanti importanti – dalla ratifica della Convenzione di Istanbul al potenziamento di strumenti e risorse per forze dell’ordine, magistratura e centri antiviolenza – ma non è ancora sufficiente.

Qualche giorno fa questa Camera ha approvato all’unanimità la legge che introduce il concetto di “consenso libero e attuale”, un principio che restituisce dignità alle donne e le tutela da stereotipi e stigmi, un rivoluzione necessaria e attesa da tutte. Allo stesso modo, il Parlamento sta lavorando all’introduzione del reato autonomo di femminicidio, strumento fondamentale per riconoscere la matrice culturale della violenza e prevenirne l’escalation.

Ma oggi al Senato si è verificata una grave retromarcia della maggioranza: dopo il pieno voto favorevole della Camera, le forze di maggioranza hanno bloccato il percorso condiviso e comune fin qui intrapreso sulla legge sul consenso, chiedendo ulteriori esami e rinvii senza dare motivazioni chiare. Perché si è rotto quel patto politico stretto tra Meloni e Schlein per portare fino in fondo la legge sul consenso votata all’unanimità una settimana fa? Dobbiamo davvero credere che la Presidente Meloni sia stata sfiduciata dalla sua maggioranza su un tema così cruciale per tutte le donne?

O forse, Meloni sta cedendo a quelle fake news che hanno affascinato qualche maschio della maggioranza, su moduli da compilare o contratti da firmare prima di avere un rapporto sessuale, TUTTO FALSO, FALSO. Ho chiesto alle colleghe della destra di spiegarlo, non stare zitte, perché anche questa è violenza e nessuna di noi può essere complice.

Questo stop improvviso è un segnale grave, un arretramento inspiegabile e inaccettabile che rischia di cancellare i progressi raggiunti e di tradire l’impegno preso verso la tutela dei diritti e della dignità delle donne.

Noi non consumeremo ripicche o regolamenti di conti post elettorali sulla pelle delle donne. Abbiamo votato questa legge sul femminicidio, per quanto imperfetta lacunosa, con limiti giuridici che abbiamo posto con grande correttezza e lealtà nel passaggio al Senato e che abbiamo contribuito a migliorare.

Ma per noi resta un dato di fondo: la lotta contro la violenza richiede non solo leggi efficaci, ma anche prevenzione, educazione affettiva e sessuale nelle scuole, formazione degli operatori e un cambiamento culturale profondo nei linguaggi dei media e della politica. Significa combattere la cultura patriarcale che alimenta la violenza e rafforzare il potere economico e sociale delle donne, dalla parità salariale al sostegno al lavoro e allo studio.

È un impegno lungo, fatto di piccoli passi e responsabilità collettiva. La Costituzione chiede di rimuovere gli ostacoli che impediscono l’uguaglianza: per le donne che non ci sono più e per quelle che vogliamo vive e libere, il Parlamento deve andare avanti con decisione.

Continueremo a fare pressione contro ogni ostacolo che rallenti la parità, la prevenzione e la protezione delle vittime, convinti che nessuna donna debba più subire violenza o essere privata dei propri diritti fondamentali.

Qui sotto per rivedere la dichiarazione di voto alla Camera sul ddl che introduce il reato di femminicidio

 

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VIOLENZA DONNE: “Sì al reato di femminicidio. Sul ddl consenso fatto grave per dignità delle donne. Meloni sfiduciata dalla sua maggioranza”