(Roma, 29 ottobre 2025) – Quella che la destra al Governo continua a chiamare “riforma della giustizia” in realtà non tocca affatto la giustizia.

Non cambierà nulla per i cittadini: non renderà i processi più rapidi, non migliorerà l’efficienza dei tribunali, non darà più risorse, personale o formazione ai magistrati. È solo un tassello del disegno più ampio di stravolgimento della Costituzione, che comprende anche il premierato e l’autonomia differenziata, e che ha un chiaro intento punitivo.

La separazione delle carriere è già stata realizzata con la riforma Cartabia: i dati lo dimostrano, perché i passaggi tra le due funzioni dei magistrati sono irrisori, circa l’1%. Con questa nuova riforma, invece, si vuole creare un Consiglio Superiore della Magistratura separato per i Pubblici ministeri, rendendoli di fatto subordinati al potere politico e trasformandoli in una sorta di “super poliziotti”. Questo significa ridurre le garanzie per gli imputati e i cittadini e minare l’autonomia della Magistratura.

È evidente che l’obiettivo della destra non è migliorare la giustizia ma punire e delegittimare la Magistratura. Anche il sorteggio dei membri del Csm va in questa direzione: cancella ogni principio di rappresentanza e toglie ai magistrati la possibilità di scegliere i propri rappresentanti.

D’altronde le parole di La Russa ieri lo hanno chiarito bene: non si fanno scrupoli a stravolgere la Costituzione pur di accontentare le diverse anime della maggioranza, indebolendo così uno dei pilastri della nostra democrazia, l’indipendenza della magistratura e la separazione dei poteri.

Il mio commento di oggi a ‘Strat‘ su ‘SkyTg24

 

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GIUSTIZIA: “Una riforma che non tocca affatto la giustizia ma l’autonomia della Magistratura”