(Roma, 23 ottobre 2025) – Ma quale Governo della stabilità, quello Meloni è il Governo dell’austerità: hanno presentato la manovra più piccola degli ultimi anni, con coperture incerte e senza misure per la crescita.
Litigano sugli affitti brevi, non hanno una strategia per lo sviluppo e mancano del tutto politiche industriali.
Mancano anche i 25 miliardi di euro per le imprese annunciati per fronteggiare l’aumento dei dazi, tema che la Premier si rifiuta di affrontare dopo non aver ottenuto alcun vantaggio dal suo rapporto privilegiato con Trump.
Per non parlare della sanità, dove gli investimenti raggiungeranno il minimo storico in rapporto sul Pil degli ultimi anni.
La destra racconta che con il taglio dell’Irpef ci sarebbe una grande restituzione di risorse alle famiglie, ma la verità è che questa manovra è un altro regalo ai più ricchi: danno 30 euro in più all’anno a chi guadagna 30mila euro e 440 euro in più a chi ne guadagna 199mila. Inoltre dimenticano di dire che, in questi ultimi anni, ci sono stati 25 miliardi di drenaggio fiscale sottratti proprio a chi le tasse le paga davvero. Perché non si dà una risposta su questo? Perché si presenta come una grande misura di equità un intervento da poco più di 3 miliardi, quando ci sono 25 miliardi di euro che hanno pagato i lavoratori dipendenti e pensionati?
L’unica certezza ancora una volta è il premio all’infedeltà fiscale, che rappresenta un grave problema perché riduce la certezza delle entrate necessarie a finanziare la sanità, la scuola e il welfare, ma anche e soprattutto perché, ancora una volta, in questo Paese le tasse le pagano sempre e solo gli stessi: lavoratori e pensionati. A quest’ultimi la manovra cancella anche le ultime agevolazioni rimaste come ‘opzione donna’.
Sulle tasse questo Governo trasmette da sempre un messaggio sconcertante: alla fine, per chi non paga – non per chi non ce la fa davvero a pagarle – una soluzione la si trova sempre. La realtà è che chi ha sempre pagato le tasse continua a farlo, mentre il Governo continua a strizzare l’occhio a chi non le paga.

