(Roma, 9 ottobre 2025) – La Camera dei Deputati ha negato l’autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Nordio e Piantedosi e del sottosegretario Mantovano, indagati per il caso Almasri: il generale libico accusato di crimini contro l’umanità, inizialmente arrestato e poi rilasciato dal Governo Meloni, quindi rimpatriato in Libia con un volo di Stato organizzato dalle autorità italiane.
Un voto che rappresenta, di fatto, un’assoluzione politica del Governo.
Oggi, alla Camera, non si è votata la giustizia, ma l’autoassoluzione: avete scelto l’Aula come luogo per ripulire le vostre coscienze e assolvere ministri chiaramente non all’altezza del mandato costituzionale. Il Governo italiano si è trovato tra le mani, grazie al lavoro delle forze di polizia, un vero criminale, responsabile di reati indicibili contro donne e bambini, violenze, stupri, omicidi, uno di quelli che avevate promesso di ricercare in ogni angolo del globo terracqueo. Avevate l’occasione di consegnarlo alla giustizia, e invece avete scelto di rilasciarlo e di riaccompagnarlo con un volo di Stato.
Prima liberate Almasri, poi assolvete i ministri che hanno mentito al Parlamento e al Paese, coprendosi di ridicolo con versioni contraddittorie e inverosimili. La liberazione di Almasri ha gettato discredito e disonore sull’Italia, rappresentando un’umiliazione profonda per le nostre istituzioni democratiche. È una vicenda che dimostra come il Governo sia sotto ricatto politico delle milizie libiche e abbia tenuto un comportamento gravissimo, segnato da debolezza e sudditanza. Il cosiddetto “Governo dei patrioti” si è piegato a bande armate che violano sistematicamente i diritti umani. Un comportamento inaccettabile, che mette a nudo la vostra propaganda e i vostri fallimenti.
Impedire l’accertamento della verità fa parte della vostra cultura politica: preferite attaccare la magistratura, brandendo la teoria del complotto per nascondere il dissenso e le vostre responsabilità.
Mi auguro che la Presidente del Consiglio Meloni provi almeno un po’ di vergogna per aver liberato un pluriomicida.