(Roma, 8 ottobre 2025) – Il Servizio Sanitario Nazionale è in grave sofferenza, sottoposto a un silenzioso, lento ma inesorabile smantellamento, mentre il Governo Meloni fa finta di non vedere, raccontando al Paese una realtà che non esiste. A riconfermare crisi profonda sella sanità pubblica è, ancora una volta, l’8° Rapporto Gimbe, la fondazione che analizza e monitora la sostenibilità e l’efficienza del nostro Ssn, presentato questa mattina alla Camera dei deputati.
Negli ultimi tre anni – dice il Rapporto – la sanità pubblica ha perso 13,1 miliardi di euro, mentre 41,3 miliardi è l’ammontare della spesa privata pagata direttamente dalle famiglie. È il segno evidente di uno Stato che arretra, lasciando indietro i più fragili, e di un diritto – quello alla salute – che da universale sta diventando sempre più un privilegio per pochi. Non a caso oltre 5,8 milioni di persone in Italia rinunciano a curarsi, cioè 1 persona su 10, il 9,9% della popolazione.

E mentre il pubblico affonda, il privato avanza, trasformando la salute in un affare, non in un diritto. L’aumento della spesa privata, infatti, rompe il patto tra cittadini e Istituzioni costringendo milioni di persone a pagare le cure di tasca propria o, se non possono permetterselo, a rinunciarvi del tutto.
Oggi i soggetti privati in sanità si muovono su quattro fronti: erogatori (convenzionati o “privato puro”), investitori (fondi di investimento, banche, gruppi industriali), terzi paganti (assicurazioni, fondi sanitari), oltre a tutti i contraenti di partenariati pubblico-privato. “Un ecosistema complesso e intricato dove è difficile mantenere l’equilibrio tra l’obiettivo pubblico della tutela della salute e quello imprenditoriale della generazione di profitti”. Secondo i dati del Ministero della Salute, evidenzia il report, nel 2023 su 29.386 strutture sanitarie, 17.042 (58%) sono private accreditate e prevalgono sul pubblico in varie aree: assistenza residenziale (85,1%), riabilitativa (78,4%), semi-residenziale (72,8%) e specialistica ambulatoriale (59,7%). Nel 2024 la spesa pubblica destinata al privato convenzionato ha raggiunto 28,7 miliardi, ma in termini percentuali è scesa al minimo storico del 20,8%. A correre davvero è invece il “privato puro”: tra il 2016 e il 2023 la spesa delle famiglie presso queste strutture è aumentata del 137%, passando da 3,05 miliardi a 7,23 miliardi. Nello stesso periodo la spesa out of pocket nel privato accreditato è cresciuta “solo” del 45%, con un divario che si è ridotto da 2,2 miliardi nel 2016 a 390 milioni nel 2023. “Questo scenario – avverte il presidente della Fondazione Gimbe Cartabellotta – documenta una profonda evoluzione dell’ecosistema dei privati in sanità, dove il libero mercato si sta espandendo grazie alle sinergie tra finanziatori ed erogatori privati, creando un binario parallelo e indipendente dal pubblico, riservato solo a chi può permetterselo”.
La situazione peggiora anche rispetto al Fondo sanitario nazionale che, in rapporto al Pil, scende al 6,1% per il biennio 2024-2025: un dato che, dietro l’aumento nominale delle risorse, rivela in concreto un “imponente e costante definanziamento strutturale”, che mina la tenuta del sistema sanitario pubblico.

A tutto questo si aggiunge la carenza di personale, soprattutto tra i medici di base, gli infermieri e gli specialisti dell’emergenza. Una situazione che peggiora ulteriormente la qualità della medicina territoriale e delle cure.

Come Partito Democratico lo diciamo da tempo: bisogna investire davvero nella sanità pubblica. Servono risorse strutturali, una riforma profonda per valorizzare il personale sanitario e una strategia nazionale capace di riportare la salute al centro delle politiche del Paese. Solo così potremo restituire all’Italia un sistema giusto, solidale e pienamente costituzionale.
Di questo passo, invece, rischiamo di smantellare uno dei pilastri più preziosi della nostra democrazia. Difendere oggi il Servizio Sanitario Nazionale significa difendere la democrazia, la dignità e l’uguaglianza nel nostro Paese.
Qui per scaricare l’8° Rapporto Gimbe

