(Roma, 29 luglio 2025) – C’è un pezzo di Paese che sta bruciando. Roghi, fuochi e incendi con effetti devastanti sull’ambiente e la salute delle persone. Ettari di macchia mediterranea che vanno in fumo, cenere, paura e abbandono in Sicilia, Sardegna, Calabria, Puglia. Fiamme divampate per temperature elevate, siccità e forte vento, talvolta per negligenza, ma anche per dolo, speculazione, malaffare, per occultare e smaltire illecitamente sostanze tossiche.
Il meridione d’Italia brucia nel disinteresse delle istituzioni, nel silenzio e nell’assenza generale di un Governo che come al solito tace.
Nei giorni scorsi Legambiente ha diffuso il suo nuovo report L’Italia in fumo dove, dal primo di gennaio al 18 di luglio 2025 si contano 653 roghi che hanno devastato 30.988 ettari di territorio, pari a 43.400 campi da calcio, con una media di 3,3 incendi al giorno. Un SOS che contiene, oltre ai dati, un pacchetto di proposte e buone pratiche da attuare a livello nazionale, “affinché il Paese recuperi i ritardi in fatto di prevenzione e controlli e colmi la frammentazione delle competenze tra Stato, Regioni ed enti locali attraverso una strategia e una governance integrata che ad oggi manca all’appello”.
Ed è paradossale che gli elicotteri antincendio più performanti già in dotazione ai Vigili del fuoco, gli Erickson S64F, risultano fermi presso il Coan (Centro operativo aereo nazionale) di Ciampino, che ne gestisce l’impiego, a causa di una indicata «indisponibilità» dovuta a motivi «burocratici» legate alle abilitazioni di volo dei piloti. Un pasticcio per cui ho presentato un’interrogazione urgente.
Dietro la coltre di fumo il Governo Meloni però tace e guarda inerme alla distruzione della nostra natura italica.
