(Roma, 1 luglio 2025) – Il Partito Democratico sostiene da mesi che i dazi sono un problema serio e che la risposta non può che essere a livello europeo.

È fondamentale che l’Europa parli con una sola voce, evitando fughe in avanti o tentativi dei singoli Stati di negoziare accordi separati a proprio vantaggio. Mi auguro che anche il Governo italiano abbia compreso che la strada della trattativa diretta non porta a risultati concreti. Meloni non può fare, come su tutti i dossier internazionali, l’alleata fedele e silenziosa di Trump.

I dazi al 10% sarebbero un disastro per il nostro Paese e oggi lo conferma Confindustria: rischiamo di perdere 20 miliardi di export e 118 mila posti di lavoro.

Che aspetta a mobilitarsi, a usare le sue relazioni per far pesare l’Europa e mettere in sicurezza la nostra economia?

I dazi sono una tassa sulla produzione e sui consumi. Non possiamo permettere a un intero continente di essere prigioniero degli umori del presidente americano. Il disordine che ha imposto al mondo deve trovare argine.

Meloni batta un colpo. L’Europa deve far valere le proprie ragioni, ad esempio nei confronti delle aziende statunitensi che realizzano enormi profitti senza essere sottoposte a un’adeguata tassazione nei nostri Paesi.

Quanto accaduto al G7, purtroppo, non lascia ben sperare: l’atteggiamento fin troppo accondiscendente verso le multinazionali americane e gli interessi dell’amministrazione Trump fa pensare che manchi la volontà politica di tassare in modo equo i giganti dell’hi-tech.

Eppure, proprio su questo fronte, l’Europa avrebbe una leva contrattuale significativa da esercitare, sempre che davvero voglia usarla, invece di continuare a piegare la testa, assecondando, ancora una volta, i capricci e le pretese del presidente degli Stati Uniti.

Qui sotto il mio commento al ‘Tg2 Post‘ 

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DAZI, EUROPA-USA: “L’Europa parli con una voce sola”
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