(Roma, 1 luglio 2025) – Ieri un lavoratore di 48 anni, titolare di una ditta in appalto in un cantiere in provincia di Bologna, durante una gittata sotto il sole rovente di mezzogiorno, si è accasciato al suolo per un malore ed è morto.
In alcuni luoghi di lavoro si muore di caldo. Poche ore fa la ministra del Lavoro Calderone ha annunciato la convocazione urgente delle parti sociali, per la sottoscrizione del cosiddetto “protocollo caldo”.
Arrivare il 2 luglio a discutere di un “protocollo nazionale sull’emergenza caldo sul lavoro”, che emergenza poi non è perché sappiamo non da ieri ma da anni che d’estate le temperature raggiungono livelli tali da rendere impossibile lavorare in sicurezza e svolgere alcune mansioni, è un’azione tardiva, un correre ai ripari sempre dopo.
Da tempo chiediamo al Governo di intervenire in modo preventivo, di prendere in seria considerazione gli effetti del cambiamento climatico, garantendo strumenti strutturali come la cassa integrazione e dispositivi di protezione ordinari per i lavoratori più esposti al rischio caldo.
Non si può liquidare tutto, come ha accennato ieri Gasparri, come una psicosi. Davanti a chi perde la vita sul lavoro, servono serietà e attenzione.
Qui per rivedere il mio intervento al ‘Tg2 Post’