(Roma, 2 dicembre 2024) – La misurazione della rappresentanza delle organizzazioni datoriali e sindacali è cruciale per la democrazia economica così come lo sono le regole elettorali per la democrazia politica del Paese. Non possono essere definite in modo affrettato, né unilaterale da parte del Governo.

Il decreto correttivo del Codice degli appalti proposto dal Governo, su cui le Commissioni Ambiente e Lavori pubblici di Camera e Senato sono chiamate a dare un parere, interviene invece in modo molto pesante sulle regole che sino a ora hanno governato la scelta del contratto che deve essere applicato, e quindi delle tutele economiche e normative che devono essere riconosciute ai lavoratori in caso di appalti e subappalti pubblici. Indica in particolare criteri nuovi e non discussi con le parti sociali per individuare le associazioni datoriali e sindacali più rappresentative.

Tutte le associazioni datoriali e sindacali che sono state audite, sia pure con sottolineature diverse, hanno concordato nel paventare il rischio di apertura alla contrattazione privata.

Le principali rappresentanze datoriali – Abi, Ania, Confcommercio , Confcooperative, Confindustria e Legacoop – hanno poi inviato alle Commissioni una loro specifica proposta di valutazione della rappresentanza, e hanno suggerito che per quanto riguarda il sindacato si faccia riferimento ai criteri stabiliti nel Testo unico sulla rappresentanza siglato nel 2014 da Cgil, Cisl e Uil e dalle principali associazioni datoriali.

Al di là del merito, rilevantissimo, della questione, si pone indubbiamente un pesante problema di metodo.

Come Partito democratico proponiamo che il tema sia tolto dal decreto legislativo sugli appalti, per essere affrontato con l’approfondimento e il confronto che merita in un apposito tavolo con le parti sociali convocato dal Governo.

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LAVORO: “Niente colpi di mano sulla rappresentanza”
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