(Roma, 14 novembre 2024) – Il comunicato della Consulta sancisce che l’Autonomia differenziata di Calderoli e del Governo Meloni non si può fare.
Esattamente per molti dei motivi che come Pd in Parlamento avevamo, inascoltati dalla maggioranza, sottolineato.
Innanzitutto, la sentenza conferma che questa riforma non si può fare a costo zero: la clausola dell’invarianza di spesa non esiste. Nella sentenza si afferma infatti che l’individuazione, tramite compartecipazioni al gettito di tributi per finanziare le funzioni, ‘dovrà’ avvenire non sulla base della spesa storica, bensì prendendo a riferimento costi e fabbisogni standard liberando risorse da mantenere in capo allo Stato per la copertura delle spese che restano comunque a carico dello stesso’.
La Consulta ci dice poi che non si possono trasferire intere materie o ambiti di materie ma solo specifiche funzioni legislative e amministrative, in base al principio di sussidiarietà.
Viene poi affermato che il ruolo fondamentale del Parlamento è stato limitato, come abbiamo denunciato, nella definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e, quindi, che il ricorso al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per stabilirli è illegittimo. Per questo la Consulta afferma che deve essere garantita la possibilità per le Camere di emendare le eventuali intese e questo fa, di fatto, saltare la decisione del Governo di dividere le materie tra Lep e non Lep.
È del tutto evidente che siamo di fronte a una sconfitta del Governo e della maggioranza che vede azzoppare una delle riforme su cui ha costruito il patto di potere. Un patto di potere che a questo punto crolla perché’ l’autonomia differenziata in salsa leghista non si farà.