(Roma, 30 maggio 2024) – “Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità”. 100 anni fa l’ultimo discorso in Parlamento di Giacomo Matteotti, in cui denunciava i brogli e le violenze nelle elezioni del 6 aprile 1924 che avevano consegnato il potere ai fascisti. Pochi giorni dopo venne rapito e ucciso da sicari fascisti.
Giacomo Matteotti guardò negli occhi i fascisti mentre li accusava, non abbassò lo sguardo, non si fece intimorire dalle continue interruzioni. Era consapevole delle conseguenze, come disse al collega Cosattini “io il mio discorso l’ho fatto, ora voi preparate il mio elogio funebre”.
Ricordare quelle parole, oggi, significa custodire e tramandare la nostra storia. Significa rendere omaggio alla dignità, al coraggio, alla schiena dritta, al valore altissimo della vita umana e politica di Giacomo Matteotti.
Da oggi lo scranno da cui parlò quel 30 maggio 1924 non verrà più assegnato a nessun parlamentare. Resterà per sempre in Aula a perenne memoria del suo sacrificio e del suo esempio.