(Roma, 5 marzo 2023) – Se il nostro Paese ha fatto un passo in avanti sul conflitto a Gaza e sulla richiesta per il cessate il fuoco è grazie all’iniziativa del Partito democratico e delle altre opposizioni che, lo scorso 13 febbraio, hanno spinto fortemente il voto in Parlamento in questa direzione, mentre la maggioranza e il Governo si sono astenuti.
Oggi in Aula, durante l’esame sulla deliberazione dell’Esecutivo in merito alle ulteriori missioni internazionali il Partito Democratico ha presentato una risoluzione che autorizza la partecipazione dell’Italia alle tre nuove missioni: Aspides in Mar Rosso, volta a perseguire iniziative di presenza, sorveglianza e sicurezza nell’area con quindi compiti di natura esclusivametne difensiva che hanno l’obiettivo di ripristinare e salvaguardare la libertà di navigazione nel Mar Rosso e nel Golfo Persico; Levante in Medioriente, finalizzata a fronteggiare una potenziale escalation nel conflitto Israele-Hamas, inclusi interventi umanitari a favore dei civili dell’area e, infine, Euam Ukraine ovvero il proseguimento della missione civile dell’Unione Europea in Ucraina.
La nostra risoluzione, come ho ribadito questa mattina in diretta alla trasmissione “Specchio dei tempi” su RaiNews24, chiede però un impegno più efficace e puntuale di quello sin qui prospettato a parole dal Governo nel farsi promotore attivo di un’azione diplomatica volta a favorire la consegna del materiale di natura umanitaria, anche attraverso la creazione di corridoi marittimi verso porti nella Striscia di Gaza, e a sostenere un’azione diplomatica nel quadro di un forte impegno europeo per la de-escalation nel Medio Oriente, il cessate il fuoco a Gaza e la pace nell’intera regione.
Nonostante il voto favorevole alle missioni, riteniamo però grave che il Governo abbia bocciato le nostre raccomandazioni volte ad aumentare gli aiuti umanitari alle ong italiane che operano in Palestina e in Israele, così come i contributi all’Unrwa (United nations relief and works agency for Palestine refugees in the near east). Ciò significa che dei 10 milioni di euro annunciati ieri in pompa magna in un’intervista dal ministro degli Esteri Tajani in realtà ne risultano disponibili solo 3. Un passo indietro pesante che rischia di avere ricadute sui civili, bisognosi di aiuti umanitari.