(Roma, 28 luglio 2023) – Nel giorno in cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, rinnova il suo appello sul Pnrr a «mettersi tutti alla stanga», perché «un eventuale insuccesso sarebbe una sconfitta per l’Italia», il Governo riscrive il Piano di ripresa e resilienza, cancellando 15,9 miliardi di euro, modificando 144 progetti dei 349 ancora da centrare fino al 2026 e spostando da un investimento all’altro decine di miliardi di euro degli 89,6 che restano da incassare, sui 191,5 complessivamente assegnati all’Italia.
Il ministo Fitto sarà in Aula martedì non perché ha sentito l’esigenza di condividere la gestione del Pnrr con il parlamento, né per gentile concessione, ma su richiesta esplicita del Partito democratico. Perché il Pnrr non è del Governo ma appartiene a tutto il Paese e non possiamo accettare scelte sbagliate e dannose.
Hanno deciso di cancellare le risorse per la messa in sicurezza e la prevenzione del rischio idrogeologico; si sottraggono fondi ai Comuni accusati di non saper spendere mentre i veri ritardi sono quelli dei Ministeri a partire da quello di Salvini che ha definanziato importanti opere infrastrutturali come le tratte ferroviarie Salerno-Catania e Roma-Pescara insimee ad una parte degli investimenti per l’Ertms (European rail traffic management system).
I Comuni italiani perderebbero all’incirca 13 miliardi dei 15,9 complessivi, in seguito alla decisione di spostare tali risorse su altre fonti di finanziamento. Le misure per cui si propone il definanziamento riguardano gli interventi di efficienza energetica (6 miliardi), le misure di rigenerazione urbana (3,3 miliardi), i piani urbani integrati (2,5 miliardi), le «misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico. (1,3 miliardi).
E così, mentre assistiamo in questi giorni alle conseguenze devastanti del cambiamento climatico, prendiamo atto che al Governo Meloni non interessa niente della messa in sicurezza del territorio.
Qui il mio intervento a “Start“, su “SkyTg24”.