(Roma, 5 luglio 2023) – Siamo oramai entrati in una fase di “anormalità climatica permanente”, nella quale l’aumento della temperatura mondiale già oggi arrivato a oltre 1,15° C rispetto alla media dell’età pre-industriale, ha prodotto effetti rilevanti soprattutto in termini di sicurezza idrica. Il riscaldamento globale ha quindi già modificato il ciclo dell’acqua, aumentando frequenza e intensità di eventi meteoclimatici estremi. E’ quanto emerge dalla ricerca curata da da Italy For Climate, alleanza fra centri studi e aziende, promossa dalla Fondazione Sviluppo sostenibile, presentata stamane a Roma alla 4^ Conferenza Nazionale sul Clima.
In questo quadro generale l’Italia si colloca al centro dell’hotspot climatico del bacino del Mediterraneo. Ciò significa che il nostro Paese è più a rischio e più esposto di altri agli effetti del riscaldamento globale, con un aumento di temperatura di quasi 3 °C rispetto al periodo pre-industriale, a fronte di una media mondiale, come ricordato più sopra, di +1,15 °C. Il territorio italiano, inoltre, è particolarmente fragile, circa 12 milioni di persone vivono in aree che potrebbero essere soggette ad alluvioni e ogni anno aumentano gli eventi di precipitazioni a carattere eccezionale.
CRISI CLIMATICA E CRISI IDRICA – Negli ultimi tempi abbiamo assistito sempre più spesso ad eventi, anche catastrofici, legati da un lato ad una mancanza di acqua, in estate come in inverno, dall’altro a piogge intense che in poche ore scaricano a terra quantità che normalmente richiederebbero mesi. Negli ultimi anni sono aumentate le precipitazioni a carattere eccezionale, nel 2022 l’Italia ha raggiunto il record di 2.000 precipitazioni straordinarie, tra grandinate e pioggie intense. Questi eventi sono strettamente legati al riscaldamento globale e sono pertanto influenzati dalle politiche di contrasto alla crisi climatica, che da un lato dovrebbero rallentare l’aumento delle temperature e dall’altro promuovere l’adattamento di territori e città al nuovo assetto climatico.
A causa del riscaldamento globale e dell’uso eccessivo i dati dicono che la disponibilità di acqua in Italia è calata del 20% negli ultimi decenni: se non arresteremo il riscaldamento globale, la causa principale della riduzione, la disponibilità di acqua potrebbe ridursi in breve tempo del 40%, con punte del 90% in alcune aree del Meridione.
L’Italia gode storicamente di una buona disponibilità di acque: è ancora terza in Europa per disponibilità della risorsa idrica (dietro solo a Francia e Svezia), con circa 130 miliardi di m3 disponibili ogni anno. Ma nonostante siamo il Paese europeo con i più alti livelli di stress idrico, manteniamo i livelli record di prelievo di acqua in Europa: con quasi 40 miliardi di m3 all’anno l’Italia è prima in Europa e preleva più del 30% della disponibilità idrica annua.
L’acqua prelevata in Italia viene destinata per il 41% all’agricoltura, il 24% ad usi civili, il 20% all’industria e il 15% alla produzione di energia elettrica. Siamo il secondo Paese europeo per prelievi destinati all’agricoltura (dopo la Spagna) ma non sono state attivate procedure avanzate di contabilizzazione degli usi agricoli e non stiamo migliorando la nostra performance. L’Italia vanta anche il record europeo di acqua prelevata per usi civili: con 9 miliardi di m2 ogni anno (e +70% rispetto al 2000). Ciò è dovuto all’alto livello di perdite della rete idrica nazionale (che sono in continua crescita e hanno superato il 40%), ma anche ad una scarsa abitudine alla riduzione degli sprechi: un italiano consuma 220 litri di acqua, il doppio dell’acqua consumata da un cittadino medio europeo. L’Italia è anche il primo paese Europeo per utilizzo di acqua in industria: 4 volte più della Germania e 8 volte più della Francia.
10 AZIONI PER AFFRONTARE CRISI CLIMATICA E CRISI IDRICA – Com’è possibile affrontare la crisi climatica e quella idrica? Italy for Climate individua 10 azioni. Al primo punto: aggiornare e rendere più incisive le misure di mitigazione e di adattamento. Poi: aumentare l’impegno climatico, tagliando le emissioni nette del 58% al 2030 (rispetto al 1990) e raggiungere la neutralità climatica al 2045. Per far questo, tra le altre cose, si deve spingere sulle rinnovabili e, tra queste, sfruttare a pieno il potenziale dell’idroelettrico; adottare una Legge per il clima; migliorare il livello di conoscenza delle risorse idriche in Italia, con un quadro aggiornato di tutti i settori; rinnovare le infrastrutture e tagliare le perdite di rete, oggi pari al 42% del prelievo per uso civile. E ancora: promuovere un uso più efficiente e circolare dell’acqua in agricoltura; promuovere l’uso efficiente e circolare dell’acqua nelle industrie, agevolando gli investimenti; verificare gli aggiornamenti dei Piani di gestione del rischio alluvioni; valorizzare soluzioni basate sulla natura: è necessario che vi siano aree o casse di espansione controllata delle piene e che i fiumi possano espandersi maggiormente nei loro corsi naturali. Infine: valorizzare il ruolo delle città che possono contrastare le ondate e le isole di calore, aumentando le infrastrutture verdi e contribuire a ridurre i rischi di alluvione, riducendo le impermeabilizzazioni di aree urbane e di parcheggi.
Per scaricare il Report “Troppa o troppo poca: l’acqua in Italia con un clima che cambia“.
Qui per rivedere la Conferenza Nazionale sul Clima 2023