(Roma, 15 giugno 2023) – In Italia muore una donna ogni 3 giorni per mano di un uomo, solitamente un congiunto, e un terzo delle donne possono purtroppo dire di essere state vittime di una qualche forma di maltrattamento, abuso, violenza.
La violenza contro le donne e il femminicidio, che ne rappresenta l’estremo e drammatico epilogo, è un fenomeno strutturale di natura culturale, le cui ragioni risiedono nelle diseguaglianze di potere tra uomini e donne esistenti nella nostra società.
La Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia fin dal 2013, va applicata in tutte le sue parti. La Convenzione
riconosce che la violenza domestica e digenere è un crimine contro l’umanità, una violazione dei diritti fondamentali delle bambine, delle ragazze e delle donne e stabilisce che le misure a contrasto debbano essere di Prevenzione, Protezione, Procedimento contro i colpevoli (repressione) e Politiche integrate.
Per il Partito Democratico è da sempre una priorità liberare le donne dalla violenza e per questo motivo abbiamo proposto per tre legislature (compresa quella in corso) l’istituzione di una Commissione d’inchiesta sul femminicidio e contribuito a far approvare diverse leggi e cercato di investire in modo significativo sulla rete dei centri antiviolenza e delle case rifugio, uno dei principali presidi a sostegno della libertà femminile.
Per noi è fondamentale la prevenzione per incidere su un fenomeno di natura culturale che attraversa l’intera
società.
Il disegno di legge del Governo Meloni sulle misure di contrasto alla violenza contro le donne è condivisibile ma manca un pezzo. Il ddl va nella direzione della continuità del lavoro svolto su questi temi dal Parlamento e dal precedente Governo. In particolare, raccoglie in modo significativo parte delle conclusioni della Commissione di inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere, approvate all’unanimità dal Senato. Un nostro ddl, che rafforza le misure cautelari e il braccialetto elettronico e prevede molte altre misure, è già depositato da tempo in Commissione Giustizia al Senato. Per questo lo sosterremo in Parlamento, pur presentando alcuni emendamenti per correggerne gli aspetti critici.
Un disegno di legge così importante non può però essere a invarianza di risorse. C’è bisogno di investire nella formazione di chi deve applicare queste norme. Il nodo principale per aggredire la violenza rimane infatti la necessità di riconoscerla subito e di credere alle donne che si rivolgono alle forze dell’ordine e ai presidi sanitari.
Un’azione tempestiva può salvare una vita.
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