(Roma, 18 aprile 2023) – Siamo uno dei Paesi europei che spende meno per la sanità. Una tendenza che avevamo invertito con la pandemia. I finanziamenti al Servizio sanitario nazionale sembrano in crescita, invece rispetto al Pil (il valore di tutti i beni e servizi prodotti nel nostro Paese) stanno tornando addirittura sotto il livello pre-pandemia. A dirlo anche l’ultima inchiesta di DataRoom, pubblicata ieri dal Corriere della Sera.
Nel 2019 l’Italia arriva a ridosso della pandemia da Covid con un livello di finanziamento pubblico al Servizio sanitario nazionale rispetto al Pil del 6,4% pari a 114,4 miliardi di euro, contro il 9,8% della Germania, il 9,3% della Francia e il 7,8 del Regno Unito.
Il 2020 è l’anno orribile del Covid-19, l’anno della spesa sanitaria che sale a 120,5 miliardi, pari al 7,3% del Pil.
Il finanziamento al servizio sanitario cresce quindi solo sulla carta: 123,4 miliardi nel 2021; 125,98 nel 2022; 136 nel 2023; 132,7 nel 2024 e 135 miliardi nel 2025.
Ma siccome i soldi si pesano rispetto al Pil, siamo passati dal 6,4% del 2019 al 7,3% del 2020, anno della pandemia. Da qui in poi la curva si inverte: siamo al 6,9% del 2021 al 6,6% nel 2022, 6,7% nel 2023 per arrivare addirittura dietro rispetto al livello pre-pandemia con il 6,3% nel 2024 e 6,2% nel 2025. Per raggiungere i livelli di Germania e Francia servirebbero all’incirca 40 miliardi in più all’anno, e 20 per eguagliare almeno il Regno Unito.
Si torna indietro: niente soldi per assumere medici, niente per nuove strutture, niente per abbattere liste d’attesa. La peggiore destra di sempre al governo lascia soli i cittadini e i più fragili.
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