(Roma, 6 marzo 2023) – Nei giorni scorsi, dopo oltre quindici anni di discussioni, di cui quattro di negoziazioni formali e una maratona finale di 48 ore al Palazzo di Vetro, gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno raggiunto un accordo sul primo Trattato internazionale per la protezione dell”Alto mare‘, il più grande habitat sulla Terra che ospita milioni di specie.
L’Alto mare inizia dove finiscono le Zone Economiche Esclusive (ZEE) degli Stati, a un massimo di 200 miglia nautiche (370 km) dalla costa, e occupa circa due terzi dell’oceano. Si tratta di aree che fanno parte delle acque internazionali, quindi al di fuori delle giurisdizioni nazionali, dove tutti gli Stati hanno diritto di svolgere attività, come pesca, navigazione o ricerca. L’«Alto mare» svolge, quindi, un ruolo fondamentale nel fornire habitat a specie cruciali per la salute del pianeta e nel mitigare l’impatto della crisi climatica. Allo stesso tempo, l’Alto mare è cruciale per la salute dell’intero nostro pianeta: consente il mantenimento della biodiversità e la tutela del clima, mitigando l’impatto della crisi climatica.
Fino ad oggi nessuno Stato si è assunto la responsabilità di proteggere e gestire in maniera sostenibile le risorse di queste acque. Attualmente, infatti, poco più dell’1% delle acque d’Alto mare è protetto, il che rende queste zone altamente vulnerabili, a rischio estinzione e sfruttamento.
Con l’Accordo siglato la scorsa notte a New York, le cose sono però destinate a cambiare in meglio. L’intesa, infatti, dà una possibilità concreta all’obiettivo 30×30, ovvero proteggere il 30% degli oceani entro il 2030, deciso lo scorso dicembre dai Paesi che hanno partecipato alla COP15 di Kunming-Montreal sulla biodiversità, formalizzando il percorso giuridico per la creazione di aree completamente o altamente protette negli oceani del mondo. I delegati hanno inoltre concordato l’istituzione di una (Cop) sul tema della preservazione degli oceani che si riunirà periodicamente e consentirà agli Stati membri di essere costantemente aggiornati sulle reciproche decisioni e azioni relative alla governance degli oceani e alla biodiversità. Un obiettivo storico, quanto urgente. Gli ecosistemi, infatti, producono la metà dell’ossigeno che respiriamo, rappresentano il 95% della biosfera del pianeta e, assorbendo anidride carbonica, sono un alleato indispensabile nella lotta alla crisi climatica.
Si è dunque raggiunto un traguardo importante, direi storico a livello ambientale, che apre alla tutela e alla protezione globale degli oceani, tesori fragili e vitali per il pianeta.
Un’intesa che offre ai governi la possibilità di lavorare insieme per proteggere la salute globale degli oceani, la loro biodiversità, la resilienza climatica, il benessere socioeconomico e la sicurezza alimentare di miliardi di persone di oggi e di domani.