(Roma, 17 ottobre 2022) – NewsLetter n. 1 – La XIX Legislatura ha avuto inizio con l’elezione dei Presidenti di Camera e Senato. La destra ha eletto due esponenti del proprio campo, come è legittimo che sia, ma con un profilo decisamente lontano da quell’immagine di moderatismo che Giorgia Meloni ha cercato di mettere in campo durante tutta la campagna elettorale.
Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana sono entrambi espressione di una destra che non ha mai fatto i conti con il passato e che ha un’inquietante idea di presente e di futuro. Nessuno dei due ha fatto riferimento, nel proprio discorso d’insediamento, ai valori dell’antifascismo su cui si fonda la nostra Costituzione, alla lotta alle disuguaglianze e discriminazioni, alla necessità di affrontare la crisi climatica per costruire un modello di sviluppo più sostenibile. Abbiamo purtroppo ben presente il forte legame di La Russa, oggi seconda carica dello Stato, con il fascismo, spesso rivendicato e ostentato anche nel recente passato (questo non giustifica le scritte ingiuriose contro il Presidente del Senato apparse oggi, che come PD abbiamo condannato con le parole del Segretario Letta). Il Presidente della Camera è invece un ultraconservatore, reazionario sui diritti delle donne e delle persone Lgbt+, responsabile esteri della Lega e pericolosamente vicino da tempo alle posizioni di Putin (Fontana fu “osservatore” del falso referendum per l’annessione della Crimea nel 2014).
Sono state giornate tristi per le nostre istituzioni. Vorrei essere chiara; nessuno nega il diritto della maggioranza di compiere le proprie scelte sulla base di un esito elettorale netto. Tuttavia l’elezione delle più importanti cariche dello Stato dovrebbe sempre vedere uno sforzo teso a individuare figure capaci di interpretare non le posizioni più radicali di una parte ma i valori condivisi e unificanti del Paese rappresentato in Parlamento.
Queste scelte non vanno affatto in quella direzione; sono anzi scelte fortemente divise e rappresentano un messaggio molto netto che si è voluto mandare dentro e fuori i nostri confini nazionali. Per questo è ancora più grave quanto è avvenuto in Senato, dove il Presidente è stato eletto con il “soccorso” di una parte di opposizione irresponsabile e spregiudicata, forse pronta a barattare ruoli o posizioni con una maggioranza che invece appariva divisa e litigiosa già in quel primo passaggio. Mi fa molto riflettere quanto avvenuto, soprattutto se si legge in parallelo alla continua chiusura e indisponibilità di alcune forze di opposizione a ricercare una maggiore unità e compattezza nei passaggi parlamentari.
Il Partito Democratico ha manifestato questa disponibilità fin dall’inizio, senza raccogliere fin qui risposte positive. Mi auguro davvero che i prossimi giorni portino tutti a sotterrare le asce di guerra della campagna elettorale; c’è un’opposizione da fare, con fermezza e intransigenza, in Parlamento e nel Paese. Non sappiamo se una maggioranza lacerata da guerre interne, che si scambia apertamente insulti e minacce, sarà in grado di governare. Ma ci sono problemi talmente grandi e urgenti – dal costo delle bollette al rischio di una recessione, gli effetti di un conflitto sempre più cruento che richiede ogni sforzo per arrivare a una soluzione diplomatica che porti alla pace – che il nostro compito, anche da opposizione, è di fare tutto il possibile perché arrivino a più presto le risposte che le persone attendono.
P.S. Di queste prime giornate di Legislatura, oltre all’emozione e all’onore che sempre si prova ad essere parte della più importante istituzione della Repubblica, non potrò mai dimenticare il discorso bellissimo e potente di Liliana Segre, senatrice a vita della Repubblica. “Un colpo di luce”, come l’ha bene definito Pierluigi Bersani. Ascoltatelo e conservatelo, se potete.