(Roma, 23 maggio 2022) – “Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.”
La notizia che irrompe dai telegiornali in quel tardo pomeriggio di maggio, che sembrava già estate. Un ricordo che resta impresso per sempre negli occhi e nella mente di chi allora come me era una ragazzina e iniziava a guardare il mondo con occhi più consapevoli.
La strage di Capaci, su quell’autostrada in Sicilia, dove sono stati ammazzati dalla mafia il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, anche lei giudice, i tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
E poi nei giorni le immagini dei funerali a Palermo, le parole della vedova Schifani in Chiesa, le persone che indignate gridavano il loro NO alla mafia, i discorsi a scuola per farsi domande e riflettere insieme, le nuove stragi nei mesi a seguire, la morte del giudice Paolo Borsellino e la sua scorta e ancora di tanti altri.
30 anni che hanno segnato la storia e la coscienza collettiva di un Paese, che per molti hanno tracciato la via di un impegno civile o politico, che può assumere forme e espressioni diverse ma che ci deve vedere uniti anche in questo tempo nel contrastare ogni giorno, con tutte le nostre forze, la mafia e la mentalità mafiosa.
FALCONE E BORSELLINO: “30 anni che hanno segnato la storia e la coscienza collettiva dell’Italia”