(Roma, 12 gennaio 2022) – Nuovo allarme sul fronte del riscaldamento climatico. Secondo uno studio internazionale firmato da un team di 23 ricercatori appartenenti a 14 istituzioni (tra cui l’Ingv ed Enea) pubblicato sulla rivista Advances in Atmospheric Sciences, nel 2021 le temperature dell’Oceano hanno segnato un nuovo record, raggiungendo i valori più caldi mai misurati per il sesto anno consecutivo. Ancora più preoccupante è la situazione del Mediterraneo che si conferma il bacino che si scalda più velocemente.
“L’Oceano assorbe poco meno di un terzo della CO2 emessa dall’uomo ma il riscaldamento delle acque riduce l’efficienza di questo processo, lasciandone una percentuale maggiore in atmosfera. Il monitoraggio e la comprensione di come evolvono nelle acque oceaniche la componente termica e quella legata alla CO2, sia individualmente che in sinergia, sono molto importanti per giungere ad un piano di mitigazione che rispetti gli obbiettivi approvati per limitare gli effetti del cambiamento climatico.”
Secondo lo studio scientifico “la variazione del contenuto termico degli Oceani nel 2021 è equivalente all’energia che si otterrebbe facendo esplodere 7 bombe atomiche ogni secondo per tutta la durata dell’anno.” E il nuovo record è stato toccato nonostante nel 2021 si sia manifestato il fenomeno conosciuto come La Niña che ha contribuito a limitare il riscaldamento nell’oceano Pacifico.
Anche la strada intrapresa negli ultimi anni dal mar Mediterraneo sembra seguire la via del riscaldamento ed anzi “le serie temporali delle temperature qui misurate mostrano aumenti più intensi rispetto a quelli osservati alle medesime profondità intermedie in altre zone dell’oceano globale”. I valori sempre crescenti di energia presente nelle acque del Mediterraneo “rimangono a disposizione per l’interazione con l’atmosfera dando sempre più spesso origine ad episodi meteo estremi come ondate di calore e violenti fenomeni precipitativi sconosciuti in precedenza in queste zone.”
Il 2021 è stato un manifesto di tutto questo: il caldo in Sicilia ad agosto, la pioggia in Liguria, i ‘medicanes‘, gli uragani del Mediterraneo a fine novembre ancora in Sicilia, sono solo alcune delle conseguenze dell’innalzamento della temperature dei mari.
Un riscaldamento che può essere visto come “indicatore del perdurare del cambiamento climatico”.