(Roma, 29 ottobre 2021) – Domani, sabato 30, e domenica 31 ottobre 2021, prenderà il via il G20, il vertice che, sotto la guida del presidente del Consiglio Draghi, riunirà a Roma, presso La Nuvola all’Eur, i capi di stato e di governo dei Paesi più ricchi, le economie emergenti e alcune istituzioni internazioni come le Nazioni unite e il Fondo Monetario Internazionale. Un Gruppo di 20 nazioni che rappresentano oltre l’80% del Pil mondiale, il 75% del commercio globale, il 60% della popolazione del pianeta, ma anche il 75% delle emissioni di gas serra mondiali.
Persone, Pianeta e Prosperità, le tre P, sono i “pilastri tematici” che rappresentano le sfide mondiali prossime sulle quale discuteranno i principali Stati propulsori di crescita economica che sono, al contempo, anche i maggiori inquinatori del pianeta.
Centrali saranno le questioni relative ai cambiamenti climatici, che anticipano la Conferenza Onu sul clima (Cop26) di Glasgow che terminerà il 12 novembre prossimo. La partita del riscaldamento climatico è delicatissima. Se da un lato vengono coinvolti attori come l’Europa e gli USA, pronti a intervenire investendo sulla transizione ecologica, sulla conversione sostenibile dei sistemi produttivi adottando azioni e scelte decisamente meno impattanti per l’ambiente e la salute delle persone, dall’altro abbiamo Paesi (come la Cina, l’India e la Russia) che sono più restii ad adottare sin da subito modelli e paradigmi sostenibili. La rivouluzione green deve essere ben gestita, ben equilibrata, e sicuramente accompagnata perché non sarà a costo zero ma è l’unica via per evitare il punto di non ritorno, per iniziare ad invertire la tendenza di una crisi climatica globale i cui effetti devastanti si manifestano già oggi in tutto il mondo.
Il focus sulle persone risponderà all’esigenza di gettare le basi per una ripresa in chiave green ma anche di ridurre le diseguaglianze economiche e sociali che permangono a livello globale, acuite soprattutto dalla pandemia da Covid-19. Non a caso uno degli argomenti centrali al tavolo dei grandi sarà l’accesso ai vaccini, con l’adozione di un programma di assistenza vaccinale pensato per gli Stati poveri del Sud del mondo, dove la percentuale di vaccinati è di poco superiore al 36%, con l’Africa drammaticamente ferma a poco più del 5% a causa del mancato invio di vacini. (L’Europa nel suo totale si attesta al 54% mentre gli Stati Uniti al 56%).
Nel G20 si parlerà anche di finanza, focalizzando l’attenzione sulla proposta maturata in ambito Ocse dell’introduzione di un’imposta minima con aliquota pari al 15% sui profitti delle grosse multinazionali, le big tech e su un accordo di redistribuzione del gettito tra i Paesi aderenti. Una torta, si calcola, di circa 150 miliardi di dollari l’anno che viene solo marginalmente toccata dai diversi sistemi fiscali.
Tema caldo, voluto e introdotto da Mario Draghi, è poi la crisi del Mediterraneo e la questione dell’Afghanistan. Qui, in particolare, il nodo è quello di aiutare la popolazione afghana ripiombata sotto i talebani con corridoi e aiuti umanitari, evitando che i fondi vengano utilizzati dai talebani per rafforzare sé stessi e il proprio consenso. La formula da cui partire sembrerebbe però nota: “Aiutare gli afghani senza riconoscere il governo talebano”.
Temi difficili, questioni di portata globale che si intrecciano in un futuro dal quale non è possibile sottrarsi: necessitano di essere governate da un multilateralismo eticamente responsabile che sappia orientare le decisioni nell’interesse delle Persone, del Pianete, della Prosperità.