(Milano, 26 maggio 2021) – “Io ogni tanto ci penso. Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi. Io sono stato consapevolmente un delinquente“.
Fa gelare il sangue leggere gli stralci delle intercettazioni telefoniche e ambientali riportati dal Corriere della Sera, relative all’inchiesta condotta dalla Procura di Brescia che ha iscritto quindici persone nel registro degli indagati per traffico illecito di rifiuti e sequestrato i capannoni della Wte, un’impresa bresciana che recupera fanghi da aziende e depuratori ma anziché abbattere gli inquinanti ne aggiungeva degli altri, come l’acido solforico delle batterie esauste, per poi smaltirli sui campi agricoli.
Un giro di affari illecito che avrebbe fruttato 12 milioni di euro alla Wte, sventato dai Carabinieri Forestale di Brescia, cui va il nostro ringraziamento per il lavoro di indagine svolto.
Un quadro inquietante. Circa 150.000 tonnellate di fanghi contaminati da metalli pesanti, idrocarburi e altre sostanze inquinanti sarebbero finiti nei campi agricoli di Brescia, Mantova, Cremona, Milano, Pavia, Lodi, Como, Varese, Novara, Vercelli, Piacenza e venduti, dal gennaio 2018 al 6 agosto 2019, come fertilizzanti agli agricoltori spesso ignari del potere inquinante di quelle sostanze. A loro gli addetti della Wte raccontavano essere scarti della produzione agroalimentare.
«Sono un mentitore!… Io…finisco all’inferno» dice ridendo uno degli indagati intercettato al telefono con una dipendente della Wte che gli replica, sempre ridendo: «Lo facciamo per il bene dell’azienda!».
Dialoghi, tra le risate, agghiaccianti sia per la spregiudicatezza che per la deliberata intenzionalità di inquinare, la consapevolezza di arrecare danno all’ambiente e alla salute, persino dei bambini, “per il bene dell’azienda”.
Una condotta inqualificabile che fa ancora una volta emergere la necessità di tenere più che mai alta la guardia sulla gestione del ciclo dei rifiuti, uno dei settore maggiormente interessato dai fenomeni più gravi di criminalità ambientale. Da parte del Partito Democratico il massimo impegno per contrastare i reati ambientali; ci sono norme e strumenti efficaci, come la legge sugli ‘Ecoreati’, ma occorre continuare a lavorare per rafforzare l’azione delle agenzie di controllo ambientale, portando a compimento l’attuazione della legge istitutiva del Sistema Nazionale di Protezione Ambientale (SNPA). La transizione ecologica si conduce anche contrastando con nettezza chi, purtroppo, continua a fare profitti a danno dell’ambiente e della salute delle comunità.