(Roma, 14 dicembre 2020) – Oggi l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr)compie 70 anni. Per un’organizzazione che avrebbe dovuto cessare di esistere dopo soli tre anni, è un anniversario scomodo, uno di quelli che non si festeggiano”, scrive così l’Alto commissario dell’Unhcr, l’italiano Filippo Grandi nella lettera pubblicata oggi sul Corriere della Sera.
“Il 14 dicembre 1950 nacque l’ufficio dell’Alto Commissario con un mandato limitato nel tempo, geograficamente circoscritto per assistere gli europei sradicati dalla Seconda guerra mondiale, ed esplicitamente non politico, come se la sua esistenza fosse un ricordo del dolore da spazzare via presto, insieme alle macerie. Ma presto ecco nuovi conflitti, quindi più rifugiati, e la missione dell’Unhcr ha continuato ad allargarsi” e “anno dopo anno, l’Unhcr ha dovuto assistere un numero di rifugiati in costante, tragica crescita”.
“Il 2019 ha segnato quattro decenni di esodi forzati dall’Afghanistan. Il 2021 segnerà un decennio di conflitto in Siria“. L’impatto dei cambiamenti climatici e la pandemia da Covid-19 “sono fattori che amplificano i già significativi problemi posti dalle migrazioni forzate”, sottolinea ancora Grandi.
“Siamo un’organizzazione apolitica, ma il nostro lavoro comporta una diplomazia complessa e delicata, decisioni difficili e scelte quasi impossibili con le quali ci siamo confrontati cercando di proteggere e assistere milioni di persone in mezzo a conflitti violenti e complicati, con risorse inadeguate”.
“Quasi un anno fa, il numero totale di rifugiati, sfollati interni, richiedenti asilo e apolidi ha raggiunto l’1% dell’umanità. Una percentuale terribile, che aumenta ogni anno. Dobbiamo chiederci: quando sarà considerata inaccettabile? Quando raggiungerà il 2%? Il 5%? Quante persone devono ancora subire il lutto e l’affronto dell’esilio prima che i leader politici decidano di affrontare sul serio le cause di quelle fughe?”
E aggiunge: “Lancio una sfida alla comunità internazionale e ai leader mondiali: aiutateci a porre fine alle migrazioni forzate. Mandatemi a casa. Cercate veramente di costruire un mondo in cui non ci sia bisogno di un’organizzazione delle Nazioni Unite per i rifugiati, un mondo in cui nessuno sia costretto a fuggire. E non fraintendetemi: per come stanno le cose, il nostro lavoro è fondamentale e necessario, ma il paradosso è che non dovremmo esistere. E se ci ritroveremo a osservare molti altri anniversari, l’unica conclusione sarà che tutti insieme abbiamo fallito nel compito fondamentale di fare la pace”.