(Roma, 24 novembre 2020) – I dati Inail diffusi ieri dicono tre cose.

La prima. Dopo il rallentamento post lockdown, il mese di ottobre, con 12mila casi in più, conferma la recrudescenza delle infezioni di origine professionale già rilevata in settembre. I contagi sul lavoro da Covid19 denunciati all’Inail alla data del 31 ottobre sono 66.781, pari al 15,8% del complesso delle denunce pervenute dall’inizio dell’anno.

La seconda. 1/3 dei morti sul lavoro 2020 denunciati all’Inail dall’inizio dell’anno, è un decesso per Covid19. I casi mortali sono 332, 13 in più rispetto al monitoraggio precedente al 30 settembre (quattro decessi sono avvenuti a ottobre, i restanti sono riferiti a mesi precedenti per effetto del consolidamento dei dati).

La terza. I contagi da Covid19 sul lavoro hanno colpito soprattutto il settore della sanità e assistenza sociale (che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili) con il 69,8% delle denunce e il 21,6% dei casi mortali codificati. Segue il comparto dell’amministrazione pubblica ovvero delle attività degli organismi preposti alla sanità, come le Ats o Asl, e gli amministratori regionali, provinciali e comunali), in cui ricadono l’8,7% delle infezioni denunciate e il 10,2% dei decessi.

Le considerazioni in merito alla sicurezza nei luoghi di lavoro che possiamo ricavare dai dati Inail sono ben riassunte nel concetto espresso dalla collega Chiara Gribaudo: “Serve una svolta, per la salute e anche per salvaguardare l’economia giusta di chi rispetta le regole. Se non facciamo questo salto culturale non solo rimarremo il Paese ingiusto di prima, ma si continuerà con questo pericoloso approccio alla sicurezza: quello per cui viene sempre prima qualcos’altro. Invece no: prima vengono le vite umane.”

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COVID19: INAIL, OLTRE 66.700 CONTAGI SUL LAVORO, 332 MORTI. SANITA’, IL COMPARTO PIU’ COLPITO
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