(Como, 4 ottobre 2020) – In questi giorni l’ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia compie 10 anni. Un primo importante traguardo per quello che a tutti gli effetti è uno dei pilastri centrali della sanità pubblica comasca che, certo insieme agli altri plessi privati accreditati dislocati sul territorio, ha contribuito a garantire a tutti l’accesso a prestazioni sanitarie di qualità, a prestare cure e trattamenti per il recupero dei malati, ad assicurare attività sempre più fondamentali per la tutela della salute pubblica: fare prevenzione; garantire una formazione permanente a medici, infermieri e operatori sanitari; fare attività di ricerca e, non ultimo, costruire reti integrate per dare risposte ai bisogni di cura in un’ottica multi-specialistica come avviene oggi con il modello Hub&Spoke.
Funzioni rilevanti che richiedono un impegno non certo facile, alle quali, in questi ultimi mesi, si sono aggiunti gli enormi sforzi sopportati per la gestione di un’emergenza sanitaria da Covid-19 senza precedenti. Mesi difficili, purtroppo non ancora terminati, affrontati dall’Asst Lariana con professionalità, responsabilità e spirito di sacrificio dimostrando, se mai ce ne fosse stato bisogno, da un lato la centralità delle strutture ospedaliere pubbliche quali presidi fondamentali per la cura in stato di emergenza; dall’altro la necessità di riprendere ad investire risorse nel sistema della sanità pubblica lombarda a partire dalla medicina territoriale.
Il servizio sanitario nazionale nonostante le sottovalutazioni e gli errori commessi a livello regionale, ha dimostrato tutto il suo valore di patrimonio fondamentale per il Paese. Un sistema universalistico nato nel 1978 la cui istituzione porta la firma anche di un noto uomo politico comasco, il senatore Luciano Forni, relatore al Parlamento della legge istitutiva del Ssn voluto tenacemente dalla ministra Tina Anselmi, scomparso proprio qualche mese fa, nel pieno della crisi pandemica.
Certo nella costruzione del nuovo plesso ospedaliero di San Fermo della Battaglia non sono mancate le zone d’ombra e le perplessità, alcune delle quale si sono trascinate fino ad oggi, a dieci anni di distanza. Segno che allora avevamo visto giusto.
Mi riferisco ad esempio alla brutta vicenda emersa nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Milano riguardante, in particolare, il conferimento da parte della Perego Strade, impresa edile risultata poi collegata all’’ndrangheta, di un’imprecisata quantità di rifiuti tossici (tra cui bentonite e amianto) con i quali, secondo le dichiarazioni fornite dagli stessi camionisti ex dipendenti della Perego, sarebbe stato creato il terreno sottostante le fondamenta del nuovo ospedale di San Fermo.
Due invece i nodi principali ancora da sciogliere. In primis la realizzazione completa della “Cittadella della salute” con il dislocamento di servizi socio-sanitari in alcune delle infrastrutture dell’ex Sant’Anna di via Napoleona cui si collega la riqualificazione della restante area circostante. C’è poi da trovare una soluzione all’iniqua decisione contenuta nell’accordo di programma firmato nel 2003 di destinare i proventi dell’autosilo di servizio del nuovo Sant’Anna, poco meno di un milione di euro l’anno, nelle sole casse del Comune di San Fermo della Battaglia. Due battaglie che la mia parte politica ha da sempre e in svariate occasioni cercato di portare avanti.
Mentre l’ospedale spegne le sue prime dieci candeline, oltre a formulare i mie più vivi auguri, mi concedo di esprimere un piccolo desiderio: che si giunga al più presto, anche alla luce delle pesanti ricadute sanitarie emerse dall’emergenza sanitaria da Covid-19, ad una riflessione aperta e seria che superi gli interessi di parte e le impostazioni politiche nel solo interesse dei cittadini lariani e del miglioramento del sistema socio-sanitario pubblico comasco.