(Roma, 3 agosto 2020) – L’era salviniana travolge anche la Sardegna, che oggi vede approvata la legge del cemento.
La giunta a targa Lega smantella il Piano paesaggistico regionale, introdotto dal centrosinistra e primo in Italia nel tutelare un principio di civiltà vietando la costruzione nella fascia dei 300 metri dalle coste.
Sono tanti, troppi, i mega-progetti edilizi, al momento fermi, che potrebbero ripartire. A danno della fascia costiera, delle aree agricole, delle aree archeologiche e dei monumenti.
Un patrimonio immenso e unico al mondo. Bene collettivo, di tutti gli italiani, ora minacciato dai costruttori che nell’isola hanno sempre visto profitto per sé, non per la comunità che la vive.
La legge appena approvata di fatto estromette il Ministero dal processo di copianificazione, sana gli abusi e consente di ottenere nuove autorizzazioni edilizie.
Tanti gli interessi economici in ballo.
Poca la coscienza e il rispetto nei confronti dell’isola che si ritrovano a governare senza averne cura.
Non serve essere ambientalisti per comprendere la gravità della decisione presa. Basta aver chiare le priorità di un territorio che fa i conti con disoccupazione e spopolamento per capire che la cementificazione è uno schiaffo in faccia ai sardi e a una terra la cui bellezza meriterebbe di essere tutelata e non svenduta.