(Como, 3 agosto 2020) – L’articolo a firma di Paolo Moretti, pubblicato su La Provincia di ieri e riportato qui sotto, mette il dito in una delle ferite ancora aperte, tirando le somme di ciò che è avvenuto nelle RSA della nostra provincia di Como durante i mesi più duri dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

E lo fa cercando di ricostruire l’andamento dei contagi all’interno delle Rsa, ponendosi domande (Quali sono le Rsa dove si è concentrato il maggior numero di morti? Quali sono i dati complessivi e definitivi sull’andamento del Covid-19 nelle case di riposo? Quanti sono stati, complessivamente, gli ospiti contagiati? E quanti gli operatori colpiti dal virus?) e cercando risposte, mettendo in fila dati e numeri che però faticano ad arrivare, e anche quando vengono rilasciati, tardivamente, dall’ente pubblico (pubblico) di competenza, l’Ats Insubria, sono incompleti, aggregati e “inattendibili”.

I risultati sono impressionanti. Almeno 793 sono gli anziani ricoverati nelle Rsa della nostra provincia che hanno perso la vita: 8 morti al giorno tra marzo e metà giugno. Soltanto in pochi casi si è investigato sulle cause per cui non si ha al momento contezza di quanti di quei decessi siano stati causati dal virus.

L’inchiesta giornalistica mentre cerca di fare fare luce sull’incidenza del Covid-19 nelle Rsa comasche, per 18 delle quali è anche in corso un’indagine da parte dei carabinieri del Nas, pone in rilievo il tema della trasparenza delle informazione fornite (o forse sarebbe meglio dire non fornite) da Ats Insubria.

Ora, che alla richiesta di avere dati e numeri chiari, non aggregati o già elaborati, l’Agenzia pubblica di Tutela della Salute Insubria risponda ancora oggi “La direzione non intende aggiungere altro”, va pericolosamente oltre la semplice nota stonata. Appare come una presa di posizione e di potere che intacca il diritto di tutti i cittadini ad essere informati, di sapere e capire cos’è avvenuto. E quel che è peggio è che insinua il pensiero che ci sia davvero qualcosa da nascondere. Un dubbio che in particolare per un ente pubblico che si occupa di salute pubblica, i cui vertici sono a nomina politica, pagati con denaro pubblico, non vorremmo mai e poi mai avere.

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COVID19-RSA COMASCHE: “Almeno 793 vittime, 8 morti al giorno tra marzo e giugno. E Ats Insubria tace”
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