(Roma, 10 luglio 2019) In questi giorni grazie all’intervento della Regione Lazio guidata da Nicola Zingaretti che ha disposto l’apertura straordinaria degli impianti distribuiti sul territorio regionale per accogliere i rifiuti raccolti in città da Ama, la situazione disastrosa di Roma pare essere avviata almeno ad un miglioramento. Stamattina si è tenuto un nuovo incontro positivo al Ministero dell’Ambiente con Regione Lazio e Roma Capitale per coordinare i prossimi interventi. Bene, una buona notizia per i cittadini e le migliaia di turisti che proprio in questi giorni riempiono la nostra Capitale.
Tutto questo nonostante l’atteggiamento irresponsabile e provocatorio della Sindaca di Roma, Raggi. Ecco perché credo che sia utile e necessario ricordare le ragioni per cui si è arrivati a questo punto: colpa delle posizioni ideologiche e delle scelte scellerate di chi ormai da tre anni non-governa la città.
Estella Marino, eletta nel 2013 Consigliere in Assemblea Capitolina e poi nominata Assessore all’Ambiente e rifiuti, ruolo ricoperto fino a novembre 2015, lo spiega in questo resoconto che riporto qui sotto e invito a leggere.
Nel 2015 Ama aveva un piano industriale serio con dentro, lungo i 15 anni di affidamento del contratto di servizio, gli investimenti per realizzare gli impianti.
C’era la progettazione di alcuni impianti già avviata, e addirittura per un primo impianto di compostaggio era già stato avviato l’iter autorizzativo.
Nel mentre erano state fatte tutte le gare (pubbliche) per gestire il periodo di transizione, conferendo ad altri impianti, anche esteri.
Contro tutto questo i grillini si sono prima scagliati dall’opposizione cavalcando qualunque protesta, poi, una volta al governo della città, hanno bloccato tutti i procedimenti in corso e poi smontato tutto: Ama, il piano industriale, i progetti in corso, e non sono nemmeno riusciti a rifare le gare per gestire la perdurante fase di transizione.
E ora, dopo 3 anni di nulla, cosa scoprono?
Che bisgna fare un piano industriale Ama con gli investimenti per gli impianti, che però nel frattempo che si fanno gli impianti non ce la si fa, e quindi bisogna mandare i rifiuti fuori, anche all’estero.
Un applauso al loro furore ideologico a fini esclusivamente propagandistici che li ha portati a scoprire oggi che bisogna fare esattamente quello che si erano ritrovati tra le mani già avviato, ed hanno distrutto.