(Roma, 21 giugno 2019) L’Italia è un Paese in recessione demografica. “Nel 2018 sono stati iscritti in anagrafe per nascita oltre 439 mila bambini, quasi 140 mila in meno rispetto al 2008”, dice l’Istat nel Rapporto annuale. D’altra parte il 45% delle donne tra 18 e 49 anni (dati 2016) non ha ancora avuto figli anche se il 95% dice di avere la maternità fra i propri progetti di vita. Il calo demografico è frutto non solo del calo delle nascite ma anche dell’aumento dei decessi (633 mila + 50 mila). Il risultato sarebbe stato peggiore senza gli immigrati. “Nel 2018 si stima un saldo positivo di oltre 190 mila unità”. Anche qui, però, l’andamento è declinante: “Dal 2012 al 2017 diminuiscono, infatti, i nati con almeno un genitore straniero (oltre 8 mila in meno) che scendono sotto i 100 mila (il 21,7% del totale)”. Tanto più che anche “la popolazione straniera residente sta invecchiando considerando che le cinquantenni rappresentano il 52% della popolazione femminile residente. Dieci anni fa erano solo 42.7%”.
Il fenomeno delle culle vuote avrà riflessi importanti sulla stabilità dell’Inps. Nel 2050, infatti, gli italiani in età lavorativa (15-64 anni) saranno solo il 54,2% della popolazione. Circa dieci punti percentuali in meno rispetto a oggi. Significa che sul mercato del lavoro mancheranno sei milioni di persone. “L’Italia sarebbe così tra i pochi Paesi al mondo a sperimentare una significativa riduzione della popolazione in età lavorativa”, aggiunge l’ISTAT, ricordando che la popolazione residente in Italia è in calo dal 2015 di 400 mila residenti. Senza gli stranieri la recessione demografica sarebbe iniziata negli anni ’90.
Questa situazione sta innescando quella che viene chiamata “bomba pensionistica“. Secondo l’Inps entro il 2040, quindi fra appena vent’anni, la spesa che lo Stato sarà tenuto a sostenere per pagare gli assegni pensionistici è destinata a raddoppiare. In questo momento l’Inps paga 8,6 milioni di assegni al valore nominale medio di 14.700 euro lordi l’anno, per un totale di quasi 143 miliardi. Nel 2039 saranno 9 milioni e 300mila (+7%). Avranno un valore medio di 27mila euro lordi, per una spesa complessiva di 297 miliardi.
Si parla di bomba pensionistica perchè in questo allarme si sommano due elementi divergenti: da una parte l’aumento dei pensionati (almeno cinque milioni in più) per via dell’uscita dal lavoro dei baby boomers. Dall’altro il calo di altri cinque milioni del numero dei lavoratori .Una riduzione che comporterà inevitabilmente un sostentamento più difficile della spesa. A questo si aggiungono le sfide dettate dal calo demografico e dalla crisi economica. Non accenna inoltre a diminuire – ci dice sempre l’Istat – la povertà assoluta, la cui incidenza è più che raddoppiata negli ultimi 10 anni, dal 3,6 all’8,4%. L’indicatore tocca il massimo nel Mezzogiorno, dove passa dal 5,2% nel 2008 all’11,4% nel 2018. Trovare una soluzione che riesca a far fronte contemporaneamente a tutti questi elementi di criticità non appare purtroppo scontato. (Fonte: Istat-Italpress)