(Roma, 16 aprile 2019) – Alle 2.50, ore italiane, del 22 marzo scorso dalla base spaziale europea di Kourou, nella Guyana Francese, è stato lanciato, a bordo del razzo Vega, il satellite tutto italiano Prisma mandato in orbita con l’obiettivo – fanno sapere direttamente dalla base di Kourou – di dare maggiore “protezione alla Terra e gettare le basi per un importante passo in avanti per la tutela dell’ambiente“.
Infatti, il contributo fondamentale che centinaia di scienziati e tecnologi italiani e non solo si aspettano da Prisma, pienamente operativo dalla metà di giugno, è quello di cambiare radicalmente il modo di monitorare e studiare il nostro Pianeta come mai prima d’ora nessun satellite è stato in grado di fare.
Prisma è infatti dotato di un’innovativa tecnologia iperspettrale che permetterà non solo la consueta osservazione di immagini basata sul riconoscimento delle caratteristiche geometriche dell’ambiente fotografato ma anche e soprattutto di determinare la composizione chimico-fisica degli oggetti individuati nell’immagine realizzata dalla camera di cui è dotato. Ogni materiale ha infatti una propria firma spettrale, una vera impronta digitale: una combinazione unica di colori, detti bande spettrali. E la strumentazione elettro-ottica di Prisma è in grado di analizzare questa firma dalla sua orbita a 615 Km di altezza. “E’ un monitoraggio all’avanguardia che sarà in grado di identificare un oggetto o risalire alle caratteristiche di un’area sotto osservazione” – hanno spiegano all’Agenzia spaziale italiana (Asi).
Il satellite ci mostrerà immagini con informazioni importantissime per monitorare il terreno, l’ambiente e l’agricoltura. I dati iperspettrali raccolti da Prisma consentiranno di osservare, ad esempio, il modo in cui atmosfera e oceani interagiscono, gli effetti dei cambiamenti globali del clima sul pianeta, e di quelli esercitati sull’ambiente dalle attività umane, l’analisi delle foreste e dei mutamenti negli ecosistemi, gli incendi boschivi, la classificazione ambientale e l’analisi della biomassa. Ma non solo. I risultati di Prisma infatti serviranno nell’agricoltura di precisione, ad esempio per la mappatura dei campi, la rotazione delle colture, l’analisi dello stress delle colture che induce il decremento della produzione, e la fertilizzazione. Dati innovativi si avranno anche nell’analisi dei bacini interni e delle coste, riuscendo a valutare, ad esempio, la qualità delle acque, a rilevare i livelli di clorofilla o la crescita delle alghe.
Il satellite Prisma è stato realizzato da un Raggruppamento Temporaneo di Imprese, guidato da OHB Italia, responsabile della missione e della gestione dei tre principali segmenti (terra, volo e lancio), e da Leonardo, che ha realizzato la strumentazione elettro-ottica iperspettrale, oltre a diversi equipaggiamenti di bordo, come i sensori d’assetto e il pannello solare. Il profilo nazionale emerge anche dal vettore Vega prodotto da Avio. Inoltre, il centro di controllo della missione è stato realizzato dalla controllata di Leonardo Telespazio (Leonardo 67%, Thales 33%), mentre l’acquisizione e l’elaborazione dei dati sarà compito del Centro Spaziale di Matera.
Un grande passo in avanti fatto grazie all’innovazione e alla tecnologia, tutte italiane, nell’osservazione dello stato di salute del nostro Pianeta a cui purtroppo, ad oggi, manca una componente cruciale: quel cambio di paradigma, l’attuazione concreta di uno sviluppo sostenibile nella cultura dell’uomo, nella sua coscienza collettiva e politica. Con la speranza che arrivi quando non sia già troppo tardi.