(Como, 14 marzo 2019) – Sparare meno, guadagnare di più: potrebbe essere questo lo slogan della mafia in Lombardia, come evidenziato nel report “Il monitoraggio della presenza mafiosa in Lombardia“, redatto dall’Osservatorio sulla criminalità organizzata (Cross) dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con Polis Lombardia, e presentato qualche giorno fa in Regione a Palazzo Pirelli.

Nella seconda edizione del monitoraggio si è indagato sul ruolo che le organizzazioni mafiose sono interessate a giocare nell’ambito dell’economia cosiddetta legale, con una particolare attenzione agli ambiti in cui Regione Lombardia ha compiti di regolazione del sistema degli interessi, di autorizzazione e di nomina politica.

Le attività a maggior infiltrazione mafiosa “vanno dai settori più tradizionali come il commercio, i rifiuti, il ciclo del cemento e la filiera ortofrutticola, la ristorazione a quelli di più recente penetrazione come il settore sanitario e quello turistico. Le aree sotto traccia sono quelle su cui è più difficile intervenire: usura, turismo, appartamenti e farmacie”.

Ciclo di gestione dei rifiuti

Negli ultimi tre anni infatti il territorio lombardo ha visto letteralmente dilagare la pratica criminale dell’incendio di discariche, alcune delle quali più volte, con visibile concentrazione del fenomeno nella Lombardia occidentale, ma con manifestazioni di rilievo anche nella parte sud-orientale della regione”. “Certo il fenomeno indica una patologia sistematica e non è leggibile come semplice somma di episodi sparsi. Di più: esprime una carica obiettivamente intimidatrice nel momento in cui i protagonisti dimostrano di non temere indagini e sanzioni, come suggerisce il ripetersi di incendi in territori contigui o nelle stesse località già colpite”.

Nella classifica regionale dell’illegalità nel ciclo dei rifiuti stilata nel 2018 da Legambiente, la Lombardia si posiziona all’ottavo posto a livello nazionale con 399 infrazioni accertate, e al primo tra le regioni del Nord, seguita da Piemonte (380) e Liguria (237). La classifica, disponibile anche su base provinciale, indica Brescia, Bergamo, Como e Pavia come i territori in cui si concentrano i numeri più alti di infrazioni, rispettivamente 61, 44, 41 e 32. Si tratta, ovviamente, di stime parziali che tuttavia forniscono una prima fotografia di un mercato criminale che sembra negli ultimi anni aver trovato la sua manifestazione massima (rispetto al passato) nell’area settentrionale del Paese.

Infiltrazione mafiosa negli ospedali

Inquietante è la capacità delle organizzazioni mafiose – denunciata dall’Osservatorio Cross – di infiltrarsi negli ospedali. In particolare, sono stati accertati collegamenti tra personale (spesso primari o dirigenti) e clan negli ospedali Niguarda, San Paolo, Galeazzi, al Policlinico di Monza, alla Clinica Maugeri di Pavia e nelle Asl di Milano, Monza e Pavia. Nel rapporto c’è una tabella, in cui viene riportato per ogni ospedale chi del personale è risultato in qualche modo colluso. “Il profilo dei soggetti coinvolti o solamente sfiorati dalle inchieste della magistratura, scoprono soprattutto una rete specifica di interessi, di frequentazioni e di lealtà di gruppo – si legge nel Rapporto -. La maggioranza dei professionisti menzionati non sono, infatti, stati colpiti direttamente dalle indagini, ma solo citati dagli inquirenti che in certi casi ne hanno segnalato la strategica funzione di supporto ai clan, attraverso azioni a cui non sono corrisposte imputazioni di reato e condanne”.

Le farmacie

Queste costituiscono una nervatura fondamentale del sistema sanitario, e in quanto imprese private offrono il vantaggio di essere sottoposte a ridotte attività di controllo – si sottolinea nel Rapporto -. Gli ultimi anni, anche grazie alla preoccupazione serpeggiante tra gli operatori del settore, hanno rivelato come esse siano progressivamente diventate per i clan calabresi un autentico ‘oggetto del desiderio‘. Un bene di valore il cui acquisto diventa ottima occasione per riciclare capitali di provenienza illecita, ma anche per ampliare il patrimonio di relazioni sociali, oltre che per gestire traffici illegali di farmaci e di droghe di natura farmacologica, specie laddove si possa contare su medici compiacenti. Per ora riconducibile ad alcuni casi già noti agli esperti, la questione ha, a parere degli investigatori, una estensione di fatto ben maggiore, i cui sviluppi sembrano per ora progredire carsicamente”.

Turismo

Negli ultimi anni sono divenuti sempre più evidenti i segnali di un interesse crescente da parte delle organizzazioni mafiose per il settore del turismo lombardo. In particolare, per quanto riguarda il turismo nei grandi laghi lombardi, le inchieste della magistratura negli ultimi anni hanno riguardato soprattutto la zona bresciana del Lago di Garda dove gli immobili oggetto di provvedimenti cautelari antimafia hanno riguardato Il Gambero di Salò, situato nell’omonimo comune e dove gli interessi criminali riguardano le organizzazioni criminali di origine straniera. Secondo la DIA “l’area del lago di Garda starebbe diventando, infatti, una vera e propria “colonia russa” oggetto di speculazioni immobiliari da parte di forme criminali di diversa provenienza”.

Dal lago di Garda si passa a quello di Como, dove non mancano altri casi “allarmanti di infiltrazione”. “Il primo, risale al 2013 e vede coinvolta la struttura Lido Giardino di Menaggio (CO) che, in seguito all’intervento dell’amministrazione comunale, è stata invitata a rescindere il contratto con l’impresa Birrificio Menaggio S.r.l in corrispondenza di legami con la criminalità organizzata da parte di alcuni soggetti vicini alla società. Il secondo caso, emerso nell’ambito dell’inchiesta Metastasi96 del 2014, coinvolge una zona balneare del comune di Valmadrera (LC) e, in particolare, la gestione del Lido di Parè”. […] “Gli investimenti malavitosi sul Lago di Como sono più contenuti nel settore turistico rispetto alla zona del Garda anche se è importante segnalare la presenza di minacce e intimidazioni nei confronti degli amministratori del comune di Sorico, spia importante della presenza mafiosa sul territorio”.

Divertimento notturno

L’industria del divertimento comprende al suo interno varie attività di svago, quali il gioco d’azzardo legale, lo sport e, soprattutto, l’universo del divertimento notturno nei locali e nelle discoteche. In Lombardia, sono numerosi i casi di infiltrazione che hanno interessato l’ambito dell’intrattenimento. Discoteche e night club rappresentano attività assai profittevoli per i clan che vi investono, sia direttamente sia indirettamente.

Le principali aree di infiltrazione dei clan nell’industria del divertimento notturno sono: la provincia di Milano, Monza e Brianza, Brescia e Como. Qui spicca il caso di Cantù. Si legge infatti testualmente nel Monitoraggio “L’indagine, avviata nel 2015, aveva ricostruito le mire espansionistiche del clan Morabito rivolte ai locali pubblici ubicati nella piazza centrale del comune di Cantù. Nel mese di ottobre 2015, infatti, un gruppo di persone legate al clan di Africo (RC) aveva fatto irruzione all’interno della discoteca Spazio di Cantù, distruggendone le attrezzature e i mobili. In quell’occasione un esponente della locale di ‘ndrangheta di Mariano Comense che quella sera aveva assistito alla scena all’interno della discoteca, aveva reagito con la forza, ferendo un membro del gruppo violento con un oggetto contundente. A fronte di quell’episodio, l’uomo che aveva reagito cinque giorni prima all’irruzione nella discoteca, venne pubblicamente gambizzato con colpi di arma da fuoco all’esterno di un locale di via Monte a Cantù, mentre si trovava in compagnia di alcuni addetti alla sicurezza della discoteca Spazio. Questa vicenda è stata interpretata dagli inquirenti, i quali erano a conoscenza degli equilibri criminali della zona, come un tentativo da parte del clan Morabito di rivendicare il suo potere all’interno della locale di ‘ndrangheta di Mariano Comense. Il gruppo in questione, infatti, faceva riferimento ai discendenti dello storico boss di ‘ndrangheta Giuseppe Morabito, detto “Tiradritto”. Significative della gravità della vicenda sono da considerarsi le parole del titolare di un bar del centro di Cantù, intercettate dalle forze dell’ordine: «Questi qua stanno prendendo, stanno cercando di entrare negli interessi economici». Secondo quanto emerso all’interno degli atti giudiziari, le risse, le intimidazioni e i tentativi di estorsione messi a punto dal gruppo criminale a scapito degli esercenti avevano rappresentato una strategia per arrivare ad avere il controllo dei locali notturni della città brianzola107”.

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MAFIA, in Lombardia punta su rifiuti, ospedali, famacie e turismo