(Roma, 01 febbraio 2019) L’Italia dei treni pendolari è spaccata a metà, con 9 regioni (soprattutto al Nord) e le due Province autonome in cui i passeggeri sono aumentati, e 10 regioni (soprattutto al Sud) in cui sono diminuiti o rimasti invariati. La ragione per Legambiente sono i diversi investimenti. Dove si comprano treni moderni e si aumentano le corse, i cittadini scelgono i mezzi pubblici. Dove i treni rimangono vecchi e fatiscenti e si chiudono le linee, la gente finisce per usare i mezzi privati. Lo rivela l’ultima edizione del rapporto annuale Pendolaria 2018 di Legambiente, presentato qualche giorno fa nella sede dell’Anci a Roma.
Il rapporto conferma dunque una evidente “sperequazione territoriale” del nostro Paese in termini di trasporto ferroviario. Al Centronord si investe, il servizio è migliorato e i passeggeri sono aumentati. Al Sud si taglia, il servizio è peggiorato e i passeggeri sono diminuiti.
Il numero dei passeggeri dei treni pendolari aumenta, toccando quota 5,59 milioni e segnando un nuovo record rispetto al 2012. Un aumento del 7,9% in quattro anni, dal 2014. Sono 2 milioni e 874 mila coloro che ogni giorno usufruiscono del servizio ferroviario regionale e 2 milioni e 716 mila quelli che prendono ogni giorno le metropolitane, presenti in 7 città italiane. Diminuiscono però i chilometri di linee disponibili, e la crescita nasconde differenze rilevanti tra le diverse Regioni.
Cresce il numero di persone che prende il treno al nord – come in Lombardia (750mila). E’ triplicato dal 2001 in Alto Adige, raddoppiato in Emilia-Romagna, cresciuto di 60mila in Puglia. Analoghi i successi della metropolitana a Milano (con più passeggeri delle altre 6 città italiane dotate di metro), dei tram a Firenze dove il tram trasporta oltre 30mila persone al giorno (rispetto alle 15mila stimate al momento del lancio del servizio) e a Bergamo dove nel 2017 sono stati oltre 3,7milioni i passeggeri trasportati dal Tram delle Valli (un ulteriore 5,7% in più rispetto al 2016). Anche il continuo successo del servizio ad alta velocità dimostra la voglia di treno che c’è in Italia. Il numero di persone che prende ogni giorno il servizio ad alta velocità è infatti cresciuto anno dopo anno.
Molto diversa la situazione del Piemonte, dove a causa delle linee soppresse i passeggeri sono calati del 4,4%, mentre è drammatica la situazione in Sicilia, dove si è passati da 50.300 a 37.600 viaggiatori (dal 2009 ad oggi), e in Campania, dove si è passati da 413.600 viaggiatori a 308.500 (ma con un trend in risalita negli ultimi anni).
Pendolaria mette in luce come negli ultimi anni si sia investito molto sul trasporto ferroviario: Trenitalia ha ordinato 500 nuovi treni, le Regioni hanno messo in esercizio 410 nuovi convogli, altri 210 arriveranno entro il 2020. Ma la riduzione dell’età media dei mezzi è avvenuta soprattutto al nord e al centro. Al sud l’età media rimane di 19,2 anni. In questo inizio di secolo poi sono state costruite nuove linee ad alta velocità per 1.213 chilometri. Ma nel frattempo sono avvenute cancellazioni per 1.120 km e sospensioni in altri 321 km, con territori rimasti senza collegamenti ferroviari.
Legambiente denuncia una diminuzione delle risorse nazionali stanziate tra il 2009 e il 2018 pari a -20,4%. E avverte che un altro taglio di 300 milioni potrebbe arrivare quest’anno, per una clausola di salvaguardia nella legge di Bilancio, con un peggioramento della situazione.