(Roma, 30 novembre 2018) La deforestazione nell’Amazzonia brasiliana è aumentata del 13,7% nell’ultimo anno rispetto ai 12 mesi precedenti. Lo rivela l’Istituto per le ricerche sullo spazio del Brasile, l’Inpe. Fra il 1 agosto 2017 e il 21 luglio 2018 sono stati abbattuti 7.900 km quadrati di foresta amazzonica brasiliana, pari a “più o meno un milione di campi di calcio” (987.500 per la precisione), 5,2 volte la città di San Paolo, contro i 6.947 km quadrati dei 12 mesi precedenti.
Quasi tre quarti della deforestazione sono avvenuti negli stati del Parà, Mato Grosso e Rondonia, dove è forte l’attività agricola. A spingere gli agricoltori e i latifondisti locali, la “bancada ruralista”, con l’appoggio di una parte del Governo, ad abbattere alberi per allargare le colture sono stati due fattori: la guerra commerciale fra Usa e Cina e la debolezza della valuta brasiliana, il real, che hanno reso più competitive le esportazioni dal paese sudamericano.
Tra il 2004 e il 2012 la deforestazione era stata rallentata dai controlli imposti dal governo, ma anche dal settore privato. La perdita di foresta annuale nell’Amazzonia brasiliana era infatti scesa dai 27.772 km quadrati del 2004 a 4.571 km quadrati nel 2012. Ma negli ultimi 4 anni il Paese ha sforato del 41% i limiti di deforestazione che si era posto nel 2009.
Il presidente eletto Jair Bolsonaro, che tanto piace al ministro Salvini (“Anche in Brasile i cittadini hanno mandato a casa la sinistra! Buon lavoro al Presidente Bolsonaro, l’amicizia fra i nostri Popoli e i nostri Governi sarà ancora più forte”) e che entrerà in carica il primo di gennaio 2019, in campagna elettorale si è più volte dichiarato favorevole allo sfruttamento della foresta amazzonica, eliminando i vincoli sulle terre indigene e depotenziando le agenzie ambientali.
“Se facesse tutto questo – ha detto preoccupato il coordinatore di Greenpeace Brasile, Marcio Astrini -, la deforestazione dell’Amazzonia potrebbe innescare una situazione inimmaginabile”. Ed è di qualche giorno fa la notizia che il Brasile rinuncerà ad ospitare nel 2019 la conferenza sul clima, COP25. “Considerando le attuali restrizioni finanziarie e di bilancio, che dovrebbero continuare nel prossimo futuro, e il processo di transizione per l’amministrazione recentemente eletta – si legge nella nota ufficiale del ministero degli Esteri – il Governo brasiliano si sente obbligato a ritirare la sua offerta di ospitare la COP25”. Bolsonaro, in realtà, aveva già minacciato di ritirarsi dall’Accordo di Parigi, ma successivamente si è impegnato a rimanere dentro, a patto che Brasilia conservi la piena sovranità sull’Amazzonia, per poter realizzare il progetto di corridoio transnazionale dalle Ande all’Oceano Atlantico attraversando il polmone verde.
Davvero un gran bell’amico, caro Salvini!