(Rimini, 8 novembre 2018) Se l’Italia nel 2017 ottiene “buoni voti” per l’economia circolare, agricoltura biologica ed eco-innovazione, non possiamo dire altrettanto per quanto riguarda il consumo di suolo. Il consumo di suolo, con copertura artificiale e impermeabilizzazione, nel nostro Paese continua ad aumentare al ritmo di 15 ettari al giorno: l’Italia è tra i Paesi europei con la più alta percentuale di consumo di suolo in relazione alla superficie. I primi 55 Comuni meno virtuosi per consumo di suolo si trovano in Lombardia e Campania (prevalentemente nelle province di Napoli e Milano), con percentuali di suolo consumato maggiori del 55% rispetto alla superficie comunale. Lo conferma la Relazione sullo stato della green economy del 2018 presentata agli Stati generali della green economy, nell’ambito di Ecomondo-Green Energy.
I valori più alti di superficie consumata si riscontrano a Roma (31.697 ettari), con una crescita di ulteriori 36 ettari nel 2017 (lo 0,11% in più) e in molti comuni capoluogo di provincia: Milano (10.439 ettari, 19 in più nel 2017), Torino (8.546, solo 0,2 in più), Napoli (7.423 con lo 6,6% in più), Venezia (7.216 con il 37,4% in più).
In termini assoluti, il 71% del maggiore consumo di suolo tra il 2016 e il 2017 è avvenuto nei Comuni minori, con una popolazione inferiore ai 20.000 abitanti. Pur con alcune importanti eccezioni, il verde pubblico nelle città presenta generalmente valori bassi: intorno al 5%, in ben 96 dei 119 Comuni capoluogo di provincia. “Tra il 2011 e il 2016 lo scenario risulta essere nel complesso negativo – scrive il rapporto -, con una diminuzione delle aree a verde pubblico”.
Accanto a rilevanti impatti paesaggistici, l’eccessivo consumo di suolo è anche responsabile di tutta una serie di problematiche ambientali di varia natura, che inevitabilmente si ripercuotono al tempo stesso sulla qualità del sistema paesaggistico del nostro territorio e del vivere in comunità: accresce l’impermeabilità del terreno riducendo la capacità di assorbimento delle precipitazioni; alimenta i processi di erosione delle coste basse; riduce lo spazio disponibile per l’attività agricola; produce frammentazione naturale che a sua volta rappresenta un fattore di rischio per la conservazione della biodiversità.
Anche la Relazione presentata ad Ecomondo, come il Rapporto dell’Ispra, conferma la necessità di contenere il consumo di suolo sul nostro territorio tenendo insieme l’aspetto della riqualificazione dell’esistente con il riparto delle competenze tra Stato e Regioni e il quadro degli obiettivi fissati a livello europeo. La Commissione europea infatti, ha stabilito che le politiche dei Paesi membri dovranno darsi come target al 2050 il consumo netto di suolo zero.
Nella scorsa Legislatura la Camera ha approvato in prima lettura una legge di cui sono stata relatrice. Il testo è certamente migliorabile con il contribuito di tutti i gruppi parlamentari. Per il PD è prioritario ripartire da dove siamo rimasti. Proprio perché riteniamo questa legge una priorità, abbiamo rimesso a disposizione il testo ripresentandolo, sempre a mia prima firma, a luglio alla Camera. Ci auguriamo che dalle parole di passi ai fatti e che quindi la tanto annunciata attenzione di questo Governo giallo-verde alla cura del territorio possa tradursi presto nella calendarizziazione in Aula della nostra proposta di legge. Sarebbe un primo passo da fare subito.