(Roma, 26 giugno 2018) Di alta qualità, sostenibile e salutista con un guizzo d’ingegno. E’ questa la ricetta vincente del gelato che fa dell’Italia una superpotenza in questo settore: con un mercato di 2 miliardi di euro è destinato a crescere ancora con consumi stimati per il 2018 in aumento del 10-12% rispetto allo scorso anno. A fotografare numeri e trend del settore è un’indagine del Centro studi CNA in collaborazione con CNA Agroalimentare condotta tra gli iscritti alla Confederazione.
Nel 2016 il nostro Paese ha per la prima volta ottenuto il primato produttivo UE. E nel 2017 ha migliorato ulteriormente la sua performance chiudendo con una produzione di oltre 660milioni di litri contro i 595 milioni del 2016, il 19% del totale europeo. “L’equivalente – fanno sapere da CNA, per rendere l’idea- ogni giorno di un treno con 60 container a bordo”. Dietro l’Italia – rileva l’Eurostat, l’istituto statistico europeo -seguono Germania (515 mln), Francia (454 mln), Spagna (301 mln) e Polonia (264 mln). Teniamo presente che fino al 2010 il nostro Paese era quarto, alle spalle di Germania, Francia e Regno Unito. Poi per quattro anni è stato secondo e infine il primato, strappato ai produttori tedeschi appunto nel 2016.
Secondo poi l’Osservatorio Sigep, il mercato mondiale del gelato attualmente vale 15 miliardi di euro, con un tasso di crescita annuo del 4%. Quello europeo (fonte Unioncamere) si ferma a 9 miliardi con 150mila addetti. Il mercato italiano vale come appunto detto più sopra circa due miliardi con circa 40mila addetti: la produzione è per un terzo industriale, per due terzi artigianale. Il giro d’affari del gelato artigianale si situa, quindi, intorno al miliardo e mezzo con circa 30mila addetti.
Sul fronte dell’export, invece, l’Italia perde colpi. Sempre secondo l’Eurostat, nel 2016 le esportazioni italiane del settore si sono fermate a 223 milioni, praticamente la stessa cifra del 2010, segnando un calo di valore superiore al 16%. Viceversa, la Germania ha esportato gelati per 401 milioni, la Francia per 398 milioni, il Belgio per 350.
La Camera di Commercio di Milano, elaborando i dati del Registro delle imprese 2016, ha incoronato Roma regina del gelato con 1.400 attività e 4.200 addetti. A completare la classifica per attività delle prime dieci seguono Napoli (933), Milano (783), Torino (732), Salerno (529), Bari, Brescia, Palermo, Venezia e Catania.
La tendenza dei consumatori di gelato sembra ormai privilegiare la qualità di un prodotto salutare e sostenibile. A partire da ingredienti, naturali prodotti con materie prime a denominazione garantita e bio, il trend coinvolge tutta la catena produttiva, cui si chiede un impatto ambientale sempre più basso, fino al packaging, che deve tendere al massimo della biodegradabilità (gettonatissimo lo stecco che si può mangiare anziché in plastica o legno) . Si vanno sempre più diffondendo gelaterie a km 0 con prodotti del territorio.
I gusti più richiesti? Quelli tradizionale che vedono in testa il cioccolato, seguito da nocciola, limone, pistacchio e crema. A fare la differenza sono gli ingredienti prodotti con materie prime a denominazione garantita. Così, ad esempio, il cioccolato lo si predilige di origine fondente al 70%; per la nocciola deve essere di qualità riconosciuta: piemontesi, laziali o campante; il limone è meglio se Igp di Amalfi o comunque italiano; il pistacchio arriva da Bronte ma anche da Iran e Afghanistan; la crema non può fare a meno di uova da galline all’aria aperta e magari, nella versione zabajone, di marsala d’annata. Quanto alle nuove tendenze, quest’anno dovrebbero primeggiare i fiori edibili: gelsomino, begonia, bocca di lupo, calendula, agerato.
Quanto patrimonio in un gelato, pensiamoci la prossima volta che ne mangiamo uno. Offrire prodotti di alta qualità ricercando sempre gli ingredienti sani e migliori, perseguendo il rispetto della tradizione e dell’ambiente fa grande il nostro made in Italy.