(Como, 14 giugno 2018) La scorsa mattina si è tenuto al Centro Lariofiere di Erba la 16° edizione della Giornata dell’Economia, organizzata dalle Camere di Commercio di Como e Lecco, dedicata quest’anno a “L’Area Vasta Lariana. Verso e oltre la nuova Camera”. Un appuntamento per presentare il quadro statistico sull’andamento dell’economia locale e congiunturale dell’anno 2017 delle due province lariane e valutare così il peso dell’area vasta Como-Lecco. Ma non solo, perchè il convegno è stato l’occasione per dar vita ad una riflessione con le rappresentanze economiche, istituzionali, universitarie e sociali territoriali nel tentativo di delineare le strategie e gli ambiti di intervento per favorire la competitività, l’attrattività e la sostenibilità delle imprese e dell’area di riferimento nel passaggio da un “governo del territorio” a un “governo delle funzioni”.
Ritengo uno spunto molto importante per le sfide economiche del futuro il percorso di unione delle Camere di Commercio di Como e Lecco. A condizione che il rilancio di questi “enti intermedi” passi attraverso una visione del futuro in grado di governare le dinamiche dell’oggi e del domani dell’economia globale e, al contempo, di studiare e creare le funzioni peculiari del e per il nostro territorio. Questo credo permetterà di far crescere il tessuto economico e sociale lariano consentendo di porci in un rapporto dialettico non solo con le realtà limitrofe ma anche e, soprattutto, con Milano, la sua area metropolitana e il nord Europa.
Sotto potete trovare una sintesi dei dati e dei concetti chiave emersi nel corso dell’edizione 2018 della Giornata dell’Economia. Mentre qui il link al report “Il Ri-Lancio dell’Area Lariana” presentato dalle Camere di Commercio di Como e Lecco
BILANCIO ECONOMICO 2017 DI COMO E LECCO
Nel complesso – si legge nel rapporto economico statistico del 2017 “Il Ri-Lancio dell’Area Lariana” – il sistema economico lariano chiude il 2017 con un bilancio positivo. Un risultato che sintetizza l’ottima performance della realtà lecchese e quella meno brillante dell’economia comasca.
Il dato che esprime con maggiore chiarezza i differenti ritmi di crescita è quello riguardante il numero di occupati, che a Lecco sono aumentati di 1.300 unità (il tasso di occupazione è salito dal 68,2% al 69,2%), a fronte di una flessione di 3.000 unità a Como (con il calo del tasso di occupazione dal 65,8% al 64,8%).
Trend contrapposti anche per il tasso di disoccupazione (dato dal rapporto tra persone in cerca di lavoro e totale forze lavoro): in provincia di Lecco scende al 5,3% (era il 5,8% nel 2016), mentre in provincia di Como sale all’8,4% (7,4% nel 2016).
Rimangono elevati – sia nel comasco che nel lecchese – i livelli di pendolarismo in uscita per lavoro in direzione Brianza e milanese (per Como anche in Canton Ticino: i frontalieri rappresentano circa il 10% della forza lavoro). Nel 2017 quasi un lavoratore “high skill” su due ha trovato impiego al di fuori del territorio lariano; un territorio dove i posti di lavoro presso le imprese locali sono aumentati (a Lecco +2%, a Como dell’1% circa), ma solo in parte hanno riguardato figure con elevata specializzazione e giovani con formazione universitaria.
Quasi tutti in crescita i principali indicatori del sistema produttivo; anche in questo caso, performance di maggior rilievo nelle imprese di Lecco rispetto a Como. In sintesi, l’indice di produzione nell’industria sale del 6,1% a Lecco e dell’1,4% a Como; dinamica che si conferma nell’artigianato (+2,9% a Lecco e +2,5% a Como) e nel commercio (+1,8% a Lecco e -1,8% a Como); anche l’espansione del volume d’affari nei servizi premia le imprese lecchesi (+5,4% a Lecco e +3,4% a Como).
Di nuovo Lecco alla ribalta con l’export dell’industria manifatturiera: nel 2017 ha superato la soglia (record storico) di 4,4 miliardi di Euro, con un incremento di quasi il 7% sull’anno precedente. Bene anche l’export comasco (poco meno di 5,6 miliardi), cresciuto del 2,6% rispetto al valore del 2016.
Leadership indiscussa di Como per quanto riguarda i flussi turistici, nonostante nel 2017 gli arrivi nelle strutture ricettive lecchesi siano aumentate di quasi il 9%; una crescita importante, ma comunque inferiore a quella di Como, dove l’aumento degli arrivi, superiore al 12%, ha fatto toccare il record storico (sia di arrivi che di presenze)”. Una crescita che però sconta alcuni “deficit” ben evidenziati dal direttore scientifico Master in Economia del Turismo dell’Università Bocconi di Milano, Magda Antonioli. “Non abbiamo abbastanza cultura del turismo. Il turismo non è un settore residuale”. Oltre a mancanze infrastrutturali, la Antonioli riscontra “difficoltà del settore turistico ad attrarre alcuni skill: non c’è travaso di competenze da altri settori” E ancora: “Occorre una formazione più adeguata: servono sì professionalità nuove, meno diffidenza verso la robotica e l’automazione ma nel contempo curare sempre la formazione continua delle tradizioni dei luoghi di destinazione”.
LA COSCIENZA DEI LUOGHI, FUNZIONALITA’, PROSSIMITA’ E SIMULTANEITA’
Si è partiti dai dati statistici che compongono il quadro economico dell’area vasta Como-Lecco per arrivare a ragionamenti più dinamici sviluppati da relatori come Aldo Bonomi, fondatore e direttore del Consorzio Aaster, Piero Bassetti, presidente Associazione Globus et Locus, Manuela Grecchi, prorettore del Polo territoriale di Lecco del Politecnico di Milano, Stefano Soliano, direttore generale del Parco tecnologico di Como NExT, Emanuele Morandi, presidente di Siderweb S.p.A.. Dagli interventi di ognuno è emersa la necessità condivisa di saper costruire una “coscienza dei luoghi”, di creare una nuova relazione sulle “funzioni” che il territorio lariano esprime, di cogliere la “funzionalità del nostro stare al mondo”, di “pensare in modo innovativo, di essere in rete senza che ci sia fisicità dei luoghi”. Da qui i concetti di “governo delle funzioni”, “prossimità” e “simultaneità”, di “mobilità” e “stanzialità”.
“Le funzioni sono simultanee; la coscienza del luogo è invece prossimità. Le funzioni e le politiche da attuare devono corrispondere ad una visione. Una visione che deve scaturisce dal nuovo assetto delle Camere di Commercio. Queste infatti, “non possono limitarsi ad essere promotrici di flussi dando l’illusione di comprendere il modernismo”. Più in generale, la politica e le istituzioni non devono solo essere i “cantori dei flussi”, ma impegnarsi nello sforzo di tenere insieme questi flussi e le funzioni dei luoghi. Come lo si fa? Ricostruendo il “tessuto intermedio”. Occorre lavorare sulle “piattaforme territoriali” perché così si può competere”. E i territori lariani, in particolare, possono riuscirci puntando su due elementi specifici: “le città intermedie e il capitalismo intermedio. Se questi due elementi cresceranno allora il territorio lariano diventerà più competitivo entrando in rapporto dialettico con Milano e con il nord Europa”.