Mozziconi di sigaretta, bottiglie per bevande e tappi, bastoncini cotonati, posate, cannucce, mescolatori e tazze per bevande, contenitori per alimenti, pacchetti di patatine, salviette umidificate, assorbenti igienici. Sono questi i 10 oggetti di plastica monouso (che rappresentano circa l’86% della plastica monouso) ai quali l’Unione Europea ha dichiarato guerra.
La Commissione europea, ha infatti presentato lo scorso 28 maggio la Proposta di direttiva sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica nell’ambiente” con la speranza di che l’Europarlamento e il Consigli europeo possano approvarla entro le prossime elezioni europee in calendario a maggio del 2019.
“L’85% dei rifiuti sulle spiagge europee, si legge nel documento – è di plastica: di questi, metà sono articoli monouso utilizzati per poco tempo prima di essere gettati e il 27% è costituito da attrezzi da pesca abbandonati, persi o altrimenti dismessi”. L’azione congiunta e proporzionata a livello di Unione si prefigge quindi l’obiettivo di ridurre i danni causati all’ambiente da determinati prodotti di plastica e favorire la transizione verso un’economia circolare promuovendo soluzioni alternative innovative e multiuso. Il tutto “assicurando nel contempo il funzionamento del mercato unico e la certezza del diritto per le imprese”. Non a caso, infatti, la nuova iniziativa europea, che segue il divieto di sacchetti di plastica del 2015, si inserisce nella più ampia strategia del c.d. pacchetto sull’economia circolare approvato definitivamente dal Consiglio e dal Parlamento europeo alcune settimane fa.
A tale scopo, la Commissione europea ha proposto una serie di azioni diverse, definite “opzioni strategiche”, per affrontare il problema dei prodotti “usa e getta” in plastica che più inquinano le spiagge e i mari d’Europa.
La nuova normativa prevede il divieto di vendita di alcuni prodotti in plastica: cotton fioc, piatti e posate usa e getta, cannucce, bastoncini per mescolare le bevande, bastoncini dei palloncini gonfiabili. Questi prodotti potranno essere sostituiti con altri di materiali diversi dalla plastica.
Il bando non scatta per gli oggetti ai quali, ad oggi, non c’è ancora un’alternativa, come assorbenti, salviette umidificate o palloncini. In questo caso i prodotti dovranno portare sugli imballaggi un’etichetta che specifichi chiaramente gli effetti negativi dei rifiuti di plastica, come già avviene per le sigarette.
Entro il 2025 gli Stati membri saranno tenuti a raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande, per esempio con sistemi di cauzioni-rimborso o sistemi equivalente. Sono inoltre previste misure di progettazione delle bottiglie per bevande con tappi o coperchi non staccabili.
Proposito fondamentale è anche la prospettiva di una significativa riduzione dell’utilizzo di recipienti rigidi per alimenti pronti al consumo, con o senza coperchio, e di bicchieri monouso. A tale fine gli Stati potranno fissare obiettivi di riduzione o imposizione affinchè tali prodotti non vengano offerti gratis.
La direttiva imporrà il principio della responsabilità estesa del produttore per lo smaltimento di una serie di oggetti: contenitori per cibo rigidi o flessibili, contenitori per bevande, bicchieri, sigarette con filtro, assorbenti, salviette umidificate, palloncini, sacchetti di plastica, reti da pesca. In pratica, il produttore dovrà coprire il costo di raccolta, trasporto e trattamento di questi rifiuti, oltre che della pulizia delle coste e dei mari.
Non vengono bandite le reti da pesca in plastica, responsabili del 27% dell’inquinamento marino ma vengono fissate misure che incentivano i pescatori a conferire in porto gli attrezzi da pesca danneggiati, fuori uso o ripescati. Già oggi i pescatori sono obbligati a riportare in banchina le reti rotte pagando gli scali per le operazioni di ripresa. Con la nuova proposta saranno i produttori a dover contribuire alla copertura dei costi della raccolta nei porti delle reti abbandonate in mare e il trasporto nei centri nelle quali verranno poi trattate.
La Commissione calcola che se applicata, la nuova direttiva eviterà l’emissione di circa 3,4 milioni di tonnellate di CO2, eviterà danni ambientali che costano alla comunità 22 miliardi di euro entro il 2030, generando risparmi per i consumatori dell’ordine di 6,5 miliardi di euro.
“La plastica è un materiale straordinario, che dobbiamo però usare in modo più responsabile”, ha spiegato il vicepresidente dell’esecutivo europeo Jyrki Katainen presentando le misure, “i prodotti di plastica monouso non sono una scelta intelligente né dal punto di vista economico né da quello ambientale e le proposte presentate aiuteranno le imprese e i consumatori a preferire alternative sostenibili”.
Le prescrizioni europee sembrano destinate a toccare maggiormente più le imprese di produzione e di distribuzione che i consumatori. Per le imprese – fanno sapere da Bruxelles – le nuove regole rappresenteranno un’occasione in termini di competitività, perché permetteranno loro di sviluppare economie di scala a livello continentale, rafforzando la presenza nel mercato mondiale di prodotti sostenibili, in piena espansione. Le aziende, inoltre, potranno contare su un approvvigionamento stabile di materiali di alta qualità, mentre la spinta verso la ricerca di soluzioni più sostenibili dovrebbe consentire loro di guadagnare un vantaggio tecnologico sui concorrenti internazionali.
L’inquinamento da plastica non può più aspettare. Ce lo stanno chiaramente dicendo i nostri mari e le nostre terre. Ridurre l’impronta ecologica dei materiali plastici è una sfida che va accettata subito. L’Europa, grazie alle strategie messe in campo sino ad ora, è sulla strada per essere leader in materia. Tuttavia serve un’azione globale che possa frenare un fenomeno di livello mondiale. Ciascuno facendo la propria parte.
Sconfiggere l’inquinamento da plastica è il tema del World Environment Day del prossimo 5 giugno 2018, un’ulteriore occasione per affrontare il tema e mettere in campo, insieme, una strategia comune efficace e sostenibile.