(Roma, 19 aprile 2018) Riduzione del consumo di alcol durante i pasti ma aumento del consumo di bevande alcoliche occasionale e fuoripasto con un peggioramento del binge drinking, l’abbuffata alcolica ovvero il “consumo eccessivo episodico” concentrato in un arco ristretto di tempo di alcol di qualsiasi tipo in modo consecutivo”. Dal 2006 al 2016 infatti la quota di consumatori giornalieri di alcol è passata dal 29,5 al 21,4 per cento mentre i consumatori fuori pasto sono passati dal 26,1 al 29,2 per cento e quelli occasionali dal 38,8 al 43,3 per cento.
E’ questo il quadro che emerge nel nostro Paese dalla “Relazione del Ministro della Salute sugli interventi realizzati in materia di alcol e problemi correlati”, trasmessa i primi di aprile (mese peraltro dedicato dall’Oms alla prevenzione algologica) al Parlamento, che fornisce un aggiornamento dei dati sul consumo di alcol nella popolazione italiana nel corso del 2016 e descrive le azioni di prevenzione messe in atto dal Ministero e dalle Regioni durante il 2017, per contenere il fenomeno correlato al consumo rischioso e dannoso di bevande alcoliche.
I numeri contenuti nel rapporto ci dicono che noi italiani beviamo troppo spesso alcol consumandolo fuori pasto. Se, infatti, si riscontra una riduzione del consumo di vino durante i pasti, per contro, si registra un progressivo aumento del consumo occasionale di bevande alcoliche al di fuori dei pasti. Non più principalmente vino e birra ma aperitivi, amari e superalcolici.
Ma c’è di più. Le stime parlano di 8milioni e 600mila i consumatori italiani di alcol a rischio per patologie e problematiche correlate all’alcol, 6 milioni sono uomini di cui oltre a 2,7 milioni over 65enni. Il dato più preoccupante sono tuttavia gli 800mila minorenni di età compresa tra i 16 e i 17 anni a rischio, ragazzi ai quali la legge n. 189, dell’8 novembre 2012 vieta la somministrazione e la vendita di bevande alcoliche.
Nella fascia giovanile, tra i 18 e i 24 anni, continua invece a crescere il binge driking ovvero l’assunzione di numerose unità di alcol al di fuori dei pasti e in un breve arco di tempo, che rappresenta “l’abitudine più diffusa e consolidata”. Se nel 2015 il fenomeno riguardava il 15,6% dei giovani (sempre di età compresa 18-24 anni), nel 2016 arriviamo al 17%, di questi 21.8% maschi e l’11,7% femmine.
Analizzando gli accessi in Pronto Soccorso caratterizzati da una diagnosi principale o secondaria attribuibile all’alcol, si scopre che nell’anno 2016 ne sono stati registrati complessivamente 40.756, il 75% dei quali, con diagnosi totalmente attribuibili all’alcol, si è risolto al domicilio, mentre il 14,28% ha richiesto il ricovero. Ma il troppo bere nuoce anche a terzi: in un anno sono stati 2.579 gli incidenti stradali con lesioni a persone, rilevati dai Carabinieri, per il quali almeno uno dei conducenti coinvolti era in stato di ebbrezza.
Quanto alla vera e propria dipendenza, le stime della relazione parlano di oltre 71mila persone nel 2016 prese in carico dai servizi sociali o da gruppi di lavoro: il 27% dell’utenza complessiva è rappresentato da utenti nuovi; la quota restante da soggetti già in carico dagli anni precedenti o rientrati nel corso dell’anno dopo aver sospeso un trattamento precedente.
Ammonta invece a 8,2 milioni di euro la spesa farmaceutica per medicinali impiegati nel trattamento della dipendenza alcolica.
Il fenomeno relativo al consumo di bevande alcoliche in Italia, negli anni più recenti, sta decisamente mostrando un profilo nuovo rispetto agli ultimi decenni, per questo è necessario monitorare il fenomeno e sensibilizzare soprattutto le generazioni più giovani al consumo moderato e responsabile delle bevande alcoliche per incoraggiare stili di vita salutari che altrimenti potrebbero causare danni a sé e agli altri.