“Che in quel 1946, il primo dell’Italia liberata e riunita, è una cosa nuova davvero. L’8 marzo è roba che scotta. L’8 marzo c’è Rita Montagnana, la mamma di Aldo (…) Perché il tempo stringe e qui, compagne, ci vuole un fiore a simboleggiare la festa. Un emblema, un fiore da regalare, un fiore che faccia allegria, gentilezza. Un fiore che dica lui: questa è la Festa della Donna. Chiaro no? Rita Montagnana, che ha fatto la Leninista, sa che la storia è piena di esempi sui fiori che hanno accompagnato i proletari di tanti paesi.
Due esempi per tutti: negli anni bui del fascismo non era un chiaro segno di sfida ed opposizione mettersi all’occhiello della giacca, il Primo maggio, un bel garofano rosso? E nella Parigi del Fronte popolare, lei li ha visti, sempre per il Primo maggio, piccoli mazzi di mughetti che i compagni distribuivano per le strade. Quindi compagne, conclude la compagna Rita, idee, subito, per un fiore che assurga a nostro simbolo. Quale? Dibattito, proposte. Qualcuna ricorda che il compagno Luigi Longo, il vicesegretario del Partito comunista, ha appena proposto che l’8 marzo si regali un mazzo di violette a tutte le compagne. La violetta, dice chi ha sentito la mozione Longo, non è un fiore scelto a caso. La violetta è un fiore con una lunga tradizione nella sinistra. Potrebbe quindi essere la violetta? Mah? Chissà? Perché no? “No” dice Rita. (…)Pensiamoci compagne, dice, la violetta è difficile da trovare, la violetta è costosa, la violetta va bene a Parigi, non in un paese come il nostro. Siamo appena usciti dalla guerra, siamo poveri. Qui la vita è durissima e quella delle donne di più (…) Quindi violetta no. No davvero. Rosa idem, sa di lusso borghese. Narcisi? Mai (…) Orchidee? Ma per piacere.
Poi a Rita Montagnana, che è nata a Torino, ha vissuto a Parigi, poi in Svizzera, in Spagna e soprattutto in albergo a Mosca e ora sta a Roma, viene in mente quel giallo che si vede spuntare, prima di altri fiori, nei giardini della città. E ancora più nelle campagne dei Castelli (…) È lei, la mimosa. Profumo intenso e delicato, all’apparenza fragile, pare destinata a sbriciolarsi ma invece resiste a ogni sballottamento. È importante per un fiore da corteo, che va sventolato per salutare le compagne e agitato ridendo sotto il naso del mondo. E poi, se vogliamo, nella capacità della mimosa di attecchire anche nei terreni aridi c’è racchiusa la volontà delle donne di raggiungere…eccetera eccetera (…) Ma poi (…) la mimosa fiorisce ai primi di marzo, in perfetta tempistica con la festa. E abbondantemente. Quindi la si può avere gratis o quasi. Allora mimosa? Si vota, tutte d’accordo, si dice all’unanimità: allora mimosa (…) Grande idea, grande successo. La mimosa è simbolo dell’8 marzo. La mimosa è l’8 marzo.”
(“Un’altra parte del mondo“, Massimo Cirri, Feltrinelli 2016)