Trivelle, Braga (Pd): astensione su quesito irrilevante. Nessun arretramento rispetto a politiche green del governo
Roma, 13 aprile 2017 (askanews) – In vista del referendum del 17 aprile sulle trivelle, cioè sulla norma che consente il proseguimento dell’estrazione di idrocarburi da piattaforme già esistenti entro le 12 miglia fino all’esaurimento del giacimento, per le ragioni dell’astensione askanews ha registrato la posizione dell’onorevole Chiara Braga, componente della segreteria nazionale del Partito democratico e responsabile ambiente del Pd.
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“Diciamo astensione perchè lo strumento del referendum abrogativo, come previsto dalla Costituzione, per essere valido necessita del raggiungimento di un quorum, fissato attualmente al 50%. Questo a dimostrazione del fatto che il referendum abrogativo si applica a questioni che hanno rilevanza. E quindi anche con l’astensione da parte dei cittadini, essendo pienamente legittima, si sottintende a una posizione di dissenso sul merito ma anche sull’uso dello strumento. Noi crediamo che questo quesito sia irrilevante, perchè le questioni che erano alla base della mobilitazione referendaria dei 9 consigli regionali sono state in gran parte superate dalla legge di Stabilità di quest’anno che ha ripristinato il principio di leale collaborazione tra stato e regioni”, spiega Chiara Braga.
Per la responsabile ambiente del Pd, “non a caso la Cassazione ha dichiarato decaduti 5 di 6 quesiti e l’unico rimasto in piedi riguarda una questione molto tecnica di portata limitata, cioè solo e soltanto l’allungamento delle concessioni rilasciate entro le 12 miglia fino alla fine della vita utile del giacimento. Una scelta che riteniamo di dover confermare sia per ragioni di carattere occupazionale, di investimenti, sia per temi legati alla sicurezza nella dismissione degli impianti una volta che il giacimento si sia esaurito”.
Chi critica la scelta dell’astensione legge in questa anche un arretramento potenziale della spinta politica green del governo.
“Astenersi non significa fare passi indietro, non ci sono arretramenti. L’Italia è già uno dei paesi a livello europeo con le migliori prestazioni in termini di produzione di energia da fonti rinnovabili, vale il 40% dell’energia elettrica che consumiamo. E al 2018 si punta al 50%. C’è un percorso di transizione energetica che va verso una sempre minore dipendenza dalle fonti fossili, e che include anche una via razionale di utilizzo delle fonti che abbiamo, compreso ad esempio il gas metano estratto negli impianti entro le 12 miglia. Una scelta di buon senso, di corretto utilizzo delle risorse nazionali che non vuol dire in nessun modo invece abbandonare gli obiettivi ambiziosi e gli impegni che ci siamo presi in Europa e alla conferenza sul clima di Parigi, impegni che il 22 aprile il presidente del consiglio firmerà a New York per l’Italia”.