Pesanti infiltrazioni ‘ndranghetiste nel comasco

(Roma, 25 luglio 2019) In Lombardia “considerata la maggiore piazza finanziaria nazionale”, “la criminalità organizzata ha perfettamente compreso quanto siano labili i confini tra attività illecite e lecite, inquinando il sistema economico, attraverso metodiche corruttive finalizzate ad infiltrare la pubblica amministrazione anche grazie alla disponibilità di professionisti compiacenti”. “C’è una tendenza sempre maggiore di tentativi di infiltrazione nel settore degli appalti pubblici e nel rilascio delle autorizzazioni, licenze e concessioni pubbliche”. É questa la fotografia delle infiltrazioni della criminalità organizzata a Milano e nelle altre province lombarde, contenuta nella relazione al ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività della Direzione Investigativa Antimafia relativa al secondo semestre 2018.

LOMBARDIA – “Considerata la maggiore piazza finanziaria nazionale – si legge ancora nella relazione – la Lombardia è caratterizzata da un florido tessuto produttivo ove coesistono un numero elevato di grandi, medie e piccole imprese”. Questo e altri fattori la rendono la Lombardia ilpunto nevralgico per i maggiori traffici illeciti transnazionali, esercitando un forte richiamo per le organizzazioni criminali sia autoctone che straniere, all’occorrenza alleate tra loro”.

“Oggi – prosegue la relazione – la penetrazione del sistema imprenditoriale lombardo appare sempre più marcata da parte dei sodalizi calabresi, ma anche le mafie di estrazione siciliana e campana si mostrano in grado di esprimere la stessa minaccia”. In particolare, i settori più a rischio, dove si contano “più provvedimenti prefettizi” sono “quelli della ristorazione, giochi e scommesse, costruzioni, autotrasporto di merci, autodemolizioni, commercio auto“.

COMO – La relazione della Dia rileva inoltre che “per il dinamico tessuto economico-imprenditoriale e la posizione privilegiata nei rapporti commerciali con le province limitrofe e con la Svizzera, la provincia di Como ricade inevitabilmente nelle mire delle organizzazioni criminali e della ’ndrangheta in particolare, tanto da far registrare, nel tempo, la presenza delle già segnalate locali di Como, Erba, Canzo-Asso, Mariano Comense, Appiano Gentile, Senna Comasco, Fino Mornasco e Cermenate.

“Le nuove generazioni “comasche” di ‘ndranghetisti non sembrano attuare la strategia di mimetizzazione al mondo imprenditoriale, adottata invece da altri gruppi calabresi fuori dal territorio di origine. Gli ‘ndranghetisti comaschi, pur se impegnati nelle attività illecite del riciclaggio e del reimpiego di capitali, sembrano privilegiare, infatti, la strategia del controllo militare del territorio, con conseguente allarme sociale dovuto alla risonanza delle azioni violente e intimidatorie. Si assiste, quindi, alla persistenza sul territorio dei disvalori identitari propri dell’associazione mafiosa, nella quale i vincoli familiari continuano ad essere l’humus che alimenta il fenomeno. Non a caso, sono emersi casi di giovanissimi, figli o nipoti di alcuni ‘ndranghetisti, introdotti nell’associazione mafiosa attraverso veri e propri rituali di affiliazione.” I casi di Mariano Comense e di Cantù di cui in questi ultimi mesi si è tenuto il maxi processo con la condanna di numerosi imputati, sono sotto questo aspetto embelmatici.

Parole pesanti, scritte nere su bianco che riguardano Como e la sua provincia. Parole aggravate ancor di più dal commento di Alessandra Dolci, magistrato a capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano: “Assistiamo a una decadenza morale e la nostra Regione ha un problema di colonizzazione da parte della ‘ndrangheta. Un problema che è di tutti“. Prima lo capiremo, prima potremo combattere e sconfiggere la mafia, facendo ognuno la propria parte.

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MAFIA, DIA: “Lombardia punto nevralgico per i traffici illeciti”.
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